Cosa c’è in un bicchiere di latte vaccino italiano? Purtroppo, in alcuni casi ci sono anche tracce di farmaci, perché in molti allevamenti intensivi si continua ad usare antibiotici, antinfiammatori e cortisonici. Uno studio condotto dalla rivista Il Salvagente ha analizzato 56 case produttrici italiane di latte, stilando un elenco di quelle più virtuose dal punto di vista della salubrità del prodotto.
Quali farmaci si possono trovare nel latte vaccino
Un regolamento CEE del 2009 (n. 37/2010) stabilisce quali sono i farmaci utilizzabili negli allevamenti di animali, da carne e da latte, e in quali dosi. Le vacche da latte vengono trattate, principalmente, con: antiparassitari, antibiotici, antinfiammatori, antinfettivi e cortisonici.
L’uso di questi trattamenti è consentito, a patto che siano rispettati determinati parametri; per esempio, il residuo massimo nel latte di benzilpenicillina (un antibiotico) è di 4 μg/kg, quello dell’eprinomectina (un comune antiparassitario) è pari a 20 μg/kg. Il superamento di questi limiti, oltre a violare le norme, è dannoso per l’uomo.
Latte vaccino e farmaci: lo studio del Salvagente
Lo studio condotto dal Salvagente grazie alla ricerca di alcuni ricercatori delle Università di Valencia e di Napoli (pubblicata su Journal of Dairy Science) non ha semplicemente controllato il rispetto delle linee guida imposte dalla CEE. L’indagine infatti ha voluto individuare il latte vaccino più ”pulito’‘, vale a dire quello con le minori tracce di residui chimici e questo perché anche l’assunzione di alcune sostanze farmacologiche presenti nel latte può creare disturbi al corpo umano, se assunte regolarmente e anche a piccole dosi.
La conseguenza più immediata è a livello gastrointestinale, con un’alterazione della flora batterica e una proliferazione di batteri resistenti agli antibiotici. E purtroppo, i più soggetti a queste conseguenze sono i bambini che, peraltro, sono anche i principali consumatori di latte.
Antibiotici nel latte vaccino: i marchi promossi e quelli bocciati
Lo studio condotto si è focalizzato sulle principali marche di latte vaccino italiano destinato alla grande distribuzione (escluso quello proveniente dagli allevamenti biologici).
Ecco i marchi di latte che presentano la minore concentrazione di residui farmacologici (compresa tra 0,022 e 1,80 μg/kg) e che, pertanto, passano a pieni voti la sopracitata analisi:
- Arborea (latte intero UHT),
- Candia (linea “Gran Latte” UHT),
- Granarolo (latte intero UHT),
- Mila (senza lattosio UHT),
- Parmalat (linee “Bontà e Linea” parzialmente scremato UHT e “Zymil alta digeribilità” magro UHT), Selex (latte fresco “Alta Qualità”),
- Sterilgarda (latte parzialmente scremato UHT),
- Todis (“Colle Maggio” latte fresco).
Invece i marchi indicati come meno virtuosi dall’indagine sono: Lidl (latte fresco), ove sono state riscontrate tracce di antibiotici, antinfiammatori e cortisonici; Carrefour (latte fresco), Esselunga (latte fresco), Parmalat (linea “Zymil alta digeribilità” latte fresco) e Ricca Fonte (latte parzialmente scremato UHT) che contengono residui di 2 dei sopraelencati farmaci.
Comunque tutti i valori riscontrati risultano conformi perché al di sotto del Limite Massimo dei Residui per ogni molecola presa in esame.
Fonte indagine : Il Salvagente – febbraio 2020
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