La febbre nei neonati è una condizione che ogni genitore prima o poi si trova a dover affrontare, è importante ricordare che non si tratta di una malattia ma di un sintomo, da conoscere per poterlo interpretare nella maniera corretta, senza allarmismi e senza sottovalutazioni.
L’aumento della temperatura corporea infatti è un meccanismo di difesa del corpo che gli permette di combattere in modo più efficace l’agente infettivo che ha invaso l’organismo.
Per questo non va abbassata immediatamente e in tutte le circostanze, ma bisogna aver presente i casi in cui è bene prestare maggiore attenzione.
Due criteri fondamentali per valutare la gravità sono l’età e le condizioni generali del bambino, indipendentemente dal valore della temperatura.
Come capire se il neonato ha la febbre
Si definisce neonato un bimbo/a nei primi 28 giorni di vita, in seguito fino al compimento del primo anno di vita si definirà lattante.
La febbre nel neonato (ovvero durante il primo mese di vita) è una delle poche condizioni in cui è necessaria una immediata valutazione da parte del pediatra, a differenza delle età successive in cui sarà possibile, una volta correttamente istruiti dal proprio curante, attendere e valutarne l’evoluzione.
A causa delle peculiarità e della immaturità del sistema immunitario del neonato infatti l’infezione sottostante la comparsa della febbre a questa età può evolvere molto velocemente in uno stato di sepsi ovvero di infezione generalizzata.
Il neonato e il piccolo lattante nei primi 3 mesi di vita potrebbe manifestare sintomi aspecifici come:
- rifiuto dei pasti (seno/biberon)
- vomito ripetuto
- comportamento anomalo sia in senso di irrequietezza che di eccessiva letargia
- diminuzione della frequenza della diuresi
Talvolta la comparsa di febbre nel neonato può essere legata a infezioni trasmesse dalla madre durante il parto o per complicazioni avvenute durante il parto stesso. Alternativamente, soprattutto nei mesi invernali con maggiore circolazione di virus, l’infezione può essere acquisita in comunità.
È molto importante cercare di prevenire la trasmissione di infezioni ai neonati e ai piccoli lattanti, lavandosi frequentemente le mani, evitando luoghi chiusi e affollati, limitando le visite di parenti e amici soprattutto se raffreddati.
Come misurare la febbre al neonato: quando è febbre?
Si considera febbre una temperatura rettale che raggiunga o superi i 38°C e quella ascellare che superi i 37.5°C.
Ogni metodo di misurazione ha le sue peculiarità e va scelto in base all’età del bambino, alla sua cooperazione e al tipo di termometro disponibile. Esistono diversi metodi per misurare la temperatura, non tutte adatte a un neonato.
- Misurazione ascellare: La misurazione ascellare con termometro elettronico è definita Gold Standard ovvero quella raccomandata da parte dei genitori al proprio domicilio.
Questo metodo implica posizionare il termometro sotto l’ascella del bambino, tenendo il braccio premuto contro il corpo. È importante posizionare il termometro a un angolo di 45 gradi e la temperatura normale varia tra 36,2 e 37,1° C. - Misurazione rettale: La misurazione rettale è una misurazione accurata della reale temperatura corporea ma a causa della sua invasività e del disagio che comporta non dovrebbe essere impiegata di routine nei bambini con meno di 5 anni – fatta eccezione per i bambini nei primi 6 mesi di vita.
Il bambino va adagiato supino con le gambe piegate verso il petto. Dopo aver applicato della vaselina sul bulbo del termometro, inserirlo delicatamente nell’apertura rettale, mantenendolo per circa 2 minuti o fino al segnale acustico.
In caso si decida di utilizzare la misurazione rettale, dopo consulto con il proprio curante su come eseguire al meglio la misurazione, è necessario sottrarre 0.5°C al valore ottenuto. - Misurazione nelle orecchie: per i bambini sopra le 4 settimane di vita in ambito ospedaliero è consentita anche la misurazione auricolare a infrarossi.
Questo metodo utilizza termometri digitali auricolari che misurano la temperatura nel condotto uditivo tramite uno scanner a infrarossi, si tratta di un metodo veloce ma che può essere influenzato da cerume o da un condotto uditivo di forma irregolare.
- Misurazione in bocca: Le misurazioni effettuate in bocca sono sconsigliate in quanto comportano il rischio di rottura del termometro.
- Misurazione sulla fronte: Sebbene i termometri per arteria temporale siano pratici e rapidi, la misurazione sulla fronte con termometro a infrarossi non è adatta per la misurazione della febbre dei bambini in quanto molto poco affidabile.
Febbre del neonato: quali sono le cause?
La febbre è normalmente determinata dalla presenza di una infezione virale o batterica.
Tradizionalmente la febbre veniva imputata anche a condizioni come la crescita o la dentizione, ma tale associazione è stata successivamente smentita dalla ricerca scientifica.
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La dentizione può provocare diversi disturbi nel lattante come maggiore irritabilità, necessità di portare tutto alla bocca, disturbi del sonno, feci più molli con rossore nella zona pannolino e talvolta anche un lieve rialzo termico ma fino a massimo 37,5°C. Se il lattante presenta febbre superiore a 38-38.5°C e persistente va sempre ricercata un’altra causa.
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Esiste invece la febbre da vaccino. Il calendario vaccinale in vigore attualmente in Italia prevede le prime vaccinazioni obbligatorie a partire dai 2 mesi di vita e per molti genitori è questa la prima occasione in cui confrontarsi con il sintomo febbre.
In questo caso nonostante l’età del lattante si tratta di un evento previsto, atteso e che non deve spaventare. Al centro vaccinale vengono di norma fornite le indicazioni su come comportarsi in caso di febbre successiva all’inoculazione.
È importante ricordare che a seconda del tipo di vaccino effettuato la febbre potrebbe comparire nelle prime ore dopo la somministrazione o a distanza di qualche giorno.
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Come abbassare la febbre al neonato/lattante
L’antipiretico di prima scelta per trattare la febbre nel lattante è il paracetamolo. In alcuni casi in base all’età e alle caratteristiche dell’infezione in corso e del bambino, il pediatra curante può optare per l’ibuprofene.
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Il paracetamolo va somministrato preferibilmente per via orale (gocce o sciroppo), solo in caso di vomito si può optare per la supposta.
In entrambi i casi il dosaggio va calcolato in base al peso e non all’età.
Non è necessario sempre abbassare la temperatura, è importante guardare il bambino e non il termometro. Se il bimbo nonostante la febbre gioca, mangia, si mantiene attivo o dorme tranquillo si può tenerlo vestito leggero, mantenerlo ben idratato e attendere prima di somministrare antipiretico.
Se invece con febbre anche non alta il bimbo appare abbattuto, irritabile e disturbato si può somministrare subito antipiretico, con intervallo di 6-8 ore sempre secondo l’andamento clinico e indipendentemente dalla temperatura.
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È inoltre importante ricordare che la somministrazione fissa di antipiretico non diminuisce il rischio di convulsioni febbrili e che i metodi fisici per abbassare la temperatura come le spugnature fredde sono sconsigliati.
Pediatra: quando chiamarlo?
Normalmente viene consigliato di attendere 48-72 ore prima di far valutare un bambino con la febbre. Questo poiché nella maggior parte dei casi le infezioni inizialmente sono sostenute da virus che il corpo combatte spesso in modo efficiente con una semplice terapia di supporto (riposo, calore, idratazione).
Talvolta però le nostre difese non sono sufficienti e può svilupparsi una sovrainfezione batterica (otite, broncopolmonite, infezione delle vie urinarie) che necessita qualche giorno per rendersi manifesta.
Tuttavia, ricordate che voi genitori siete i migliori osservatori di vostro figlio e i primi ad accorgersi se “non è il solito”. In questi casi indipendentemente da quanto tempo sia trascorso dall’insorgenza della febbre e dal suo valore non abbiate timore a contattare subito il vostro pediatra che in base alla vostra descrizione dei sintomi potrà quindi decidere di valutare subito il piccolo.
Come specificato in precedenza è importante consultare sempre subito il pediatra anche in caso di febbre nelle prime settimane di vita e in generale non attendere nei primi 6 mesi.
Ulteriori motivi per contattare il pediatra sono:
- persistenza di letargia e/o irritabilità anche dopo la somministrazione dell’antipiretico,
- cefalea intensa con rigidità nucale
- presenza difficoltà respiratoria
- impossibilità a nutrire e idratare in modo sufficiente il bambino per il rischio, soprattutto nei più piccoli, di disidratazione.
È inoltre necessario contattare subito il curante in caso di bambini nati prematuri o con patologie croniche.
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