Quando sta per nascere un figlio, uno dei passi fondamentali è la scelta del nome. Poche lettere, ma che accompagneranno il nuovo arrivato per sempre. La scelta del nome può essere legata a tanti fattori: una persona che ammiriamo, un familiare che non c’è più, o semplicemente un appellativo che ci piace particolarmente.
Ma dove finisce il diritto dei genitori a scegliere liberamente, e dove inizia il diritto del figlio ad un nome dignitoso?
Diciamo che il secondo senza dubbio, viene prima del primo. È notizia di questi giorni che in Francia ad una coppia è stato vietato di chiamare la figlia Nutella. Sinceramente viene da interrogarsi sulla sanità mentale dei due: possibile che nel vasto mondo non c’era nome migliore? Il figlio è un’entità ritenuta così unica, che ha bisogno di un nome speciale. E siamo d’accordo: ma non bisogna essere scienziati per sapere che se lo chiamerete Varenne, come voleva fare una fantasiosa coppia napoletana qualche anno fa, una volta cresciuto lo porteranno in giro praticamente tutti.
Per fortuna, laddove non arriva l’intelligenza dei genitori, ci pensa lo Stato. Infatti se l’ufficiale di Stato Civile, davanti al quale si va a registrare la nascita del figlio, ha qualche dubbio sull’opportunità del nome, può trasmettere l’incartamento al Procuratore della Repubblica, e da qui partire una sentenza di rettifica. Come è successo ad esempio per quel bambino genovese, che qualche tempo fa è stato salvato dal chiamarsi Venerdì.
Se proprio amate un nome singolare, potete fate un gioco: immaginate di andare in banca a chiedere un prestito come la signora Fragolina (altro nome bloccato ultimamente), e pensate alle reazioni.
Vale proprio la pena di fare gli originali sulla pelle di vostro figlio?
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