Ho appena letto che, secondo uno studio recente, avere una sorella (o un fratello) aumenterebbe l’autostima, riducendo il senso di solitudine. Mentre mi domando come sia possibile finanziare indagini, ricerche, su tematiche come questa, con risposte così demenziali, penso a quanti figli unici ci siano in giro, proprio nell’era del grande calo demografico e se a questi sia destinata una tristezza ed una scarsa autostima dal momento del battesimo!
Penso a tutti i figli unici che fino ad oggi ho conosciuto, e a quanto poco solitaria mi sia sembrata la loro vita. A dire il vero, alcuni erano circondati da così tanti amici che, anche oggi, che sono padri e madri a loro volta, le loro case sono vivaci e piene di voci felici, prive di legami di sangue, da sembrare sempre festa.
Mi domando anche se ci sia un numero accettabile di figli, e quale sia, per essere sicuri che i propri bambini saranno sempre contenti e mai soli, ma soprattutto un numero che ci metta al riparo dalle critiche e dai commenti infelici.
“Non lo lascerai mica solo, glielo darai un fratellino”; ” dai, ora sono cresciuti, puoi fare il terzo”; “certo che considerato che hai tre maschi, ora ci vuole la femmina”. Queste ed altre frasi quante volte siamo condannate a sentirle, sino alla menopausa, e quanto sono in grado di farci sentire in colpa?
Figli unici: una scelta legittima
Tempo fa, lessi un libro su come gestire l’arrivo di una sorellina. L’autrice raccontava di aver sofferto per essere stata una figlia unica così, una volta mamma, scelse di fare quattro figli. Di fronte a storie come quella, e non sono poche, mi domando sempre se sia giusto fare figli per la mancanza che abbiamo sentito noi da bambine o bambini.
Siamo uomini e donne, padri e madri, non macchine che producono essere umani per un senso di vuoto passato o per un ipotetico vuoto futuro.
Comprensibile e plausibile anche un senso di vuoto, di noia, di malinconia, di fronte ad un pasto serale con due adulti di fronte, senza il confronto ed il conforto di un altro fratello e di un’altra sorella ma, grazie a dio, molti figli e figlie uniche sono state felicissime di non dover dividere la cameretta con nessun altro e sono cresciuti e cresciute benissimo e con giubilo.
Decidere di non avere altri figli, di fronte a queste storie, dà da pensare. E se mio figlio, da grande, si sentirà solo? E se, di fronte ad una difficoltà, non avrà il conforto di un legame di sangue?. Insomma le paranoie che ci facciamo sono terrificanti e non ci fanno stare bene, né scegliere in serenità.
Ma l’idea di avere figli in quale momento nasce? Quando siamo innamorati o quando ci sentiamo soli? A sentire certe persone, il desiderio è legato alla solitudine che si teme o che si è provata. E non credo, ma questa è solo la mia opinione, sia giusto.
Far sentire in colpa chi non può o chi lecitamente non ha voluto avere altri figli è vile, ignorante e dannoso.
Famiglie numerose: la scelta giusta
Se all’inizio del secolo scorso, le famiglie numerose erano la norma, pian piano si è approdati alla scelta di avere un solo figlio come due. Nell’ultimo decennio, invece, si è tornati a fare tranquillamente tre figli, nel cui tre sembra convergere la perfezione ed il mistero della trinità cristiana.
Nei gruppi di mamme che si scambiano consigli e dubbi non sono poche le donne che parlano del terzo in arrivo, del quarto atteso.
Io, che di figlie ne ho due, e che vado in panne con i nomi, sono ammirata da chi di figli ne ha più di me e riesce a non confondersi, ma sono anche certa che più figli si hanno e più tempo sarà necessario investire anche per le relazioni fra fratelli e sorelle e questo mette in gioco più della concentrazione che richiede chiamare ogni bambino con il proprio nome.
Crescere in una famiglia con più bimbi non implica relazioni perfette, ottimi rapporti personali, solidarietà e sostegno assoluto presente e futuro, tutt’altro! Più si è in campo, numericamente parlando, e più è facile schierarsi, litigare, non comprendersi.
E se di fronte a chi ha un figlio unico non mancano riflessioni nostalgico-melodiche, sulle famiglie numerose piovono solo applausi, come se si fosse stati genitori più bravi con bambini destinati ad amarsi e ad essere uniti e felici per sempre.
Insomma, due pregiudizi terrificanti, tra loro opposti, basati su numeri e non sulla realtà dei fatti, sui sentimenti e sull’educazione. Diabolicamente geniali!
Più figli si hanno e più tempo si deve avere a disposizione, eppure la nostra società il tempo ce lo toglie o ce lo facciamo togliere senza opporre resistenza. I figli non sono giocattoli e seppur crescano comunque, con o senza la nostra presenza, quello che riusciamo o non riusciamo a fare per loro qualche segno lo lascerà.
Se non saremo in grado di insegnare rispetto, tolleranza, solidarietà, empatia reciproca, quei tanti figli messi al mondo saranno come pedine a se stanti, ognuna pronta a giocare la propria partita individuale, tutto qua. E quel senso di solitudine che credevamo di aver sconfitto sarà presente anche nella folla che è seduta sul divano di fronte alla tv.
Figli unici vs famiglie numerose
C’è allora una scelta giusta, lì dove si possa fare davvero? Ovviamente no. La mia riflessione nasce dai tanti post che leggo nei quali neomamme o future mamme si domandano se sia giusto lasciare al mondo un figlio unico e sono attanagliate dai sensi di colpa. Il mio pensiero affonda le radici cin quanto vedo ed ho visto nella mia vita, bambini cresciuti fra fratelli e sorelle che da adulti non si rivolgono neanche la parola, che si sono sbranati per un pezzo di eredità in più, che si guardano le spalle a vicenda e si invidiano da una vita.
Ecco, può succedere di tutto ed in parte, non poco, dipende da noi. Non sentiamoci in colpa per quanti figli possiamo o vogliamo fare, non giudichiamo l’albero genealogico degli altri. Concentriamoci su di noi. Solo così faremo la scelta giusta: amare ed educare per lasciare camminare libera nel mondo una persona che si è sentita amata e che è capace di amare.
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