Me lo ricordo ancora: è iniziato tutto con quella mano appoggiata sulla pancia che non c’era. Si trattava di un modo per toccarti, anche se eri ancora quasi solo un sogno, dentro di me. Era come dirti: non preoccuparti figlio mio, andrà tutto bene.
Così la notte, stesa sul letto, ho iniziato a sognarti. Ti ho dato una pelle morbida e tenerissima, con quelle pieghe irresistibili intorno ai polsi. Ti ho tessuto una trama di capelli leggeri, del colore dei miei. Ho immaginato i tuoi occhi grandi, spalancati su di me, di quella sfumatura che tanto amo in tuo padre.
Ed eri già il mio tesoro, il mio amore, il mio piccolo sconosciuto, il mio astronauta che si preparava a fare questo viaggio lungo nove mesi. Insieme a me.
Piano piano sei cresciuto e io sono diventata ogni giorno più rotonda, e già t’immaginavo con indosso i miei colori preferiti, con quegli abitini scelti con immensa cura. Immaginavo di cullarti, il tuo cuore contro il mio cuore, mentre ti cantavo a bassa voce quella nenia che mi aveva insegnato mia madre.
Sentivo la tua risata nelle orecchie, e mentre ti facevi più grande e forte dentro di me, con gli occhi della mente ti vedevo metterti in piedi e camminare con una mano nella mia, con lo sguardo stupito e orgoglioso di chi scopre che c’è un mondo strabiliante intorno a sé.
Ecco, ora sento i tuoi calci: a volte è come avere le farfalle nello stomaco, a volte sono i passi decisi di chi sta per iniziare un’avventura straordinaria.
Ti penso ogni secondo, figlio-tesoro, perché il nostro tempo sta per terminare. Sono stata la nave che ti ha portato in questo mondo, sono stata la tua prima culla.
Tu sei stato l’amico più caro e speciale, a cui ho detto tutto prima ancora che avesse orecchie per ascoltare, mai un altro essere mi sarà più vicino.
E arrivato il momento di separarci: scoprirai la luce, i profumi, l’abbraccio di tuo padre.
E t’immagino infine crescere, allontanarti sicuro e forte, e il cuore mi batte sordo.
Ma so che ce la farai, piccolo figlio mio, e so che un giorno, se ce ne sarà bisogno, sarai tu ad avvicinarti a me, ad abbracciarmi e dirmi: non preoccuparti, andrà tutto bene, mamma.
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