Il lockdown impostoci dalla diffusione del COVID-19 è terminato. Ora siamo nella nuova fase, dove la parola imperante è “ripresa“: eppure c’è chi non sente più alcun stimolo a uscire di casa per tornare a vivere liberamente.
Questo avviene per colpa della Sindrome della Capanna (o del Prigioniero) che sopraggiunge dopo lunghi periodi di isolamento e colpisce molte persone, indipendentemente dal sesso e dall’età. Tale stato psichico induce chi ne soffre a temere un rientro nella realtà per effetto di una sensazione di disagio, di paura del confronto e di sfiducia verso il prossimo. Si tratta di una condizione non pericolosa che, però, può degenerare in disturbi emotivi e relazionali più seri.
Sindrome della Capanna: perché si chiama così e quali sintomi presenta
Il “cabin fever” (Sindrome della Capanna) è il mix di sensazioni e sintomi che presentavano i cercatori d’oro statunitensi del 1900, i quali dovevano trascorrere molto tempo isolati in capanne di legno e, come conseguenza di tale stile di vita, presentavano grandi difficoltà di reinserimento nella società e nella normalità.
Il quadro sintomatologico di questa sindrome comprende: irritabilità, sensazioni di immotivata tristezza, ansia, timore e apatia nonché spossatezza, malessere fisico generale e difficoltà di concentrazione.
Per superare la Sindrome della Capanna è necessario prendersi cura di sé, concedendosi dei momenti quotidiani per la remise en forme di corpo e mente.
L’isolamento appena vissuto è stato pesante, quindi non ci dobbiamo incolpare per la scarsa voglia di socialità ma non dobbiamo nemmeno assecondarla. Aiutiamoci con la programmazione, ossia stabiliamo una routine giornaliera, fissiamoci degli obiettivi e cominciamo a riprendere contatto con la vita ante-lockdown, magari iniziando col rivedere le persone più care e gli amici più stretti.
Bambini e Sindrome della Capanna: come aiutarli a superarla
Durante il recente lockdown abbiamo fatto del nostro meglio per mantenere sereni i piccoli di casa ma, di fatto, l’emergenza COVID-19 li ha strappati bruscamente dalla loro quotidianità.
Non sono più andati a scuola, non hanno potuto giocare con gli amici, fare passeggiate all’aperto, svagarsi al parco e farsi amorevolmente viziare dai nonni, quindi è normale che ora, a reclusione terminata, i bambini si sentano spaesati.
Quando tale disorientamento sfocia in condizioni più serie, quali il rifiuto di uscire e di tornare alla vita normale, ecco che potrebbe presentarsi la Sindrome della Capanna. Per aiutarli a superarla, dobbiamo procedere per piccoli passi, tranquillizzandoli in merito al contagio del virus e spiegando loro perché si devono ancora prendere determinate precauzioni.
Riconduciamoli gradualmente alla vita di prima, senza imporre loro il “tutto e subito” ma uscendo per brevi periodi o portandoli a salutare la maestra o gli amichetti a cui sono più affezionati.
Non ridicolizziamo mai le loro paure ma aiutiamoli ad affrontarle anche con l’aiuto di uno psicologo, se il loro disagio è particolarmente marcato.
Il video della settimana
Sicuramente questo periodo di lookdown ha creato una situazione difficile per i bimbi,anche per quanto riguarda lo studio. Le mie bimbe devo dire che non hanno avuto grandi difficoltà a stare in casa,perché trovavano da fare ,ma sicuramente per molti non è stato lo stesso.