Prende il nome di sharenting, dall’unione di share (condividere) e parenting (fare i genitori), ed è l’abitudine di condividere sui social foto dei propri figli.
Si tratta di un termine ormai introdotto nell’enciclopedia della lingua inglese, meglio conosciuta come Oxford English Dictionary, nel 2022 e ormai diffuso in tutto il mondo. Una tendenza di cui il Parlamento francese è già stanco, tanto da aver pubblicato una proposta di legge per limitare la diffusione delle immagini dei minori sul web.
Secondo Bruno Studer, deputato macronista, è necessaria una legge che limiti la libertà dei genitori di pubblicare sui social foto dei propri figli perché metterebbe a rischio la privacy dei più piccoli con gravi conseguenze nella loro vita.
Nel testo della proposta di legge viene citato un rapporto del Children’s Commissioner for England del 2018 nel quale si stimerebbe che prima del compimento dei 13 anni ogni bambino apparirebbe sull’account dei propri genitori o sul suo profilo in ben 1300 foto nei momenti più disparati, come vacanze, gare sportive, quotidianità scolastica e soprattutto nel giorno del loro compleanno.
Una tendenza che riguarda il 53% dei genitori francesi e il 40% circa dei genitori di altre nazionalità europee.
Il rischio maggiore che si corre, oltre a quello della privacy, è la pedopornografia, che coinvolge molti più adulti di quanto si pensi. Le foto pubblicate sui social, infatti, possono essere liberamente salvate e ri-condivise su altri siti per fini meno innocui di quelli perseguiti dai genitori.
E il timore non sembra infondato, dal momento che sulla questione è intervenuto anche Save the Children, che ha dichiarato che la pubblicazione di foto di minori crea vere e proprie tracce digitali incontrollate che si sedimentano nella rete creando un’identità digitale del giovane.
Gli stessi rischi si corrono anche aprendo troppo presto la presenza dei bambini sui social e con attività non monitorate dai genitori.
Un ulteriore risvolto negativo è quello del bullismo, che talvolta nasce proprio dalla condivisione di immagini sui social e di cui Bruno Studer dice di essere stato testimone quando era insegnante.
La legge, dunque, non vuole essere solo un deterrente contro la condivisione selvaggia di foto di minori, ma soprattutto una campagna informativa e di sensibilizzazione che purtroppo necessita di un fermo divieto rivolto ai genitori per salvaguardare i diritti dei loro stessi figli.
In Italia l’Autorità garante per i diritti dell’infanzia aveva già consegnato a maggio 2022 una relazione allora Ministra della giustizia Marta Cartabia, con numerosi suggerimenti su età di accesso, i baby influencer, e le condivisione delle foto online. Ora l’autorità per i diritti dell’infanzia ha nuovamente posto all’attenzione della Presidenza del Consiglio la questione degli influencer
Perché un altro aspetto molto sensibile dello sharenting è quello legato ai baby influencer e ai genitori influencer, che appunto spesso fanno monetizzazione sulle immagini dei propri figli.
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