Hanno destato polemiche e reazioni indignate da parte di molte mamme i sacchettini in plastica con dentro dei pomodorini fuori stagione distribuiti nelle scuole. L’iniziativa che fa parte del programma ministeriale “Frutta e verdura nelle scuole“ è stata criticata non solo per l’uso di buste usa e getta, ma anche perché offre agli alunni prodotti che non rispettano la stagionalità e la filiera corta.
Pomodorini fuori stagione a scuola
A partire dallo scorso gennaio nelle mense scolastiche è cominciata la distribuzione di pomodori ciliegino nell’ottica del programma voluto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. È bastato poco per suscitare le lamentele dei genitori, seguite a stretto giro sui social dove è partito un tam tam di protesta.
Infatti i pomodorini offerti gli alunni non solo sono fuori stagione ma anche confezionati in sacchetti non riciclabili, dunque in contrasto sia con la filosofia “green” che da tempo si cerca di incentivare sia con la necessità di ridurre l’uso della plastica. La strategia nazionale “Frutta e Verdura nelle Scuole” prevede, tra le altre cose, di trovare soluzioni per “ridurre i costi di confezionamento del prodotto, anche in linea con l’obiettivo generale di una maggiore sostenibilità ambientale” ed “esaltare il ricorso alla stagionalità dei prodotti”. Per questo motivo alcune associazioni, tra cui Greenpeace, hanno chiesto dei chiarimenti al Ministero sostenendo che l’iniziativa di distribuzione di pomodorini confezionati non è in linea con i programmi di educazione alimentare promossi tra i banchi.
Critiche all’iniziativa: “Non sostenibile e diseducativa”
Secondo i detrattori del programma ministeriale i prodotti proposti ai bambini dovrebbero essere rispettosi dei tempi della natura, a chilometro zero e coltivati senza l’utilizzo di prodotti chimici. Anche il fatto che i pomodori ciliegino provenienti dall’Emilia-Romagna siano distribuiti in confezioni monouso non riciclabili mostra come l’iniziativa non sia sostenibile nemmeno dal punto di vista ambientale e vada ripensata.
A tal proposito Greenpeace si è rivolta direttamente alla Ministra Teresa Bellanova domandando se è questa la sostenibilità che ha in mente e avanzando dei sospetti che dietro il programma possano esserci degli accordi economici con i grandi gruppi che operano nel comparto ortofrutticolo. “Il programma che fa riferimento alla stagionalità e alla territorialità ha portato all’Italia oltre 21 milioni di euro di fondi europei” ha ricordato il comunicato di Greenpeace. L’ONG suggerisce quindi che questi fondi siano usati con maggiore attenzione per una concreta educazione alimentare nelle scuole.
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