Uno studio congiunto dell’Unicef e dell’Università Cattolica apre uno squarcio sulla realtà delle famiglie italiane che si sono interfacciate con la dad (didattica a distanza) durante il lockdown.
I risultati dello studio sulla DAD
L’indagine ha interessato 1028 famiglie in tutta Italia e dalle interviste è emerso che l’apprendimento scolastico in DAD si è rivelato più difficile per i più piccoli.
L’aspetto più complesso da gestire è stata però, la mancanza di tecnologie adeguate in tutte le famiglie. Il 27% del campione scelto infatti, ha dichiarato che al momento del lockdown, non c’erano in casa dispositivi sufficienti per tutti e il collegamento ad internet non era in grado di supportare il proprio figlio in questa nuova forma di didattica.
Inoltre il 30% dei genitori ha affermato di non avere avuto tempo e possibilità di seguire tutte le problematiche legate alla dad. La connessione incerta e l’inesperienza dei più piccoli hanno richiesto infatti, un aiuto costante dei genitori che non sempre hanno potuto sostenerli nelle difficoltà.
I ragazzi più grandi invece, si sono presto ritrovati in questa nuova formula scolastica che prevedeva l’uso della tecnologia come unico strumento di comunicazione. La loro conoscenza del pc e il loro uso abituale con i mezzi informatici non li ha presi alla sprovvista. Per tutti però c’è un dato pericoloso. Le lezioni in DAD hanno aumentato di 4-5 ore al giorno aggiuntive in connessione continua che i ragazzi trascorrono con pc, tablet e smartphone.
Le scelte del Governo italiano per sostenere la didattica a distanza
Il Governo italiano ha finanziato gli istituti scolastici affinché mettessero a disposizione di bambini e ragazzi gli strumenti più adeguati per seguire la didattica a distanza. In questo modo si è potuto sostenere un apprendimento diverso a cui insegnati e alunni si sono dovuti adeguare, spinti dalla necessità. La diffusione di dispositivi idonei è stato un supporto indispensabile per coloro i quali soffrono uno stato di disagio economico e che pertanto non avrebbero potuto acquistare la strumentazione per i propri figli.
Un altro problema è stata la gestione della DAD per le famiglie numerose in cui non c’erano spazi sufficienti perché ragazzi e genitori potessero lavorare simultaneamente a distanza senza disturbarsi reciprocamente. L’ostacolo più grande però è stata la connessione internet che, nel nostro Paese è abbastanza diffusa, ma non assicura a tutti la stessa velocità.
I ragazzi però hanno sorpreso tutti ed hanno imparato ad affrontare le piccole difficoltà quotidiane di una connessione che salta. Il 61% dei genitori presi in analisi dalla ricerca sostiene che durante il lockdown, i figli abbiano acquisito una migliore capacità di gestione delle attività scolastiche. ll 70% degli intervistati ritiene, inoltre che i figli siano diventati fruitori più esperti delle tecnologie. Da quest’esperienza è quindi emerso che la connessione veloce per tutti non può più aspettare, l’Italia infatti, ha bisogno di una rete moderna e funzionale.
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