Capita molto spesso di sentire storie di separazione e di affidamento dei figli. Quando i genitori non vanno più d’accordo e decidono di prendere strade diverse, separandosi o iniziando le procedure di divorzio, non sempre è facile capire con chi dei due il bambino debba stare.
Solitamente viene affidato alla madre, secondo la cosiddetta maternal preference, ma a volte è il genitore con una situazione di vita più “stabile” o adeguata ad ottenere il diritto di badare al figlio.
Un’ulteriore difficoltà si manifesta nel caso in cui uno dei due potenziali tutori decida di trasferirsi. La Cassazione ha stabilito una legge in materia di trasferimento e affidamento, che tutela il minore e i suoi interessi, ma che fa comunque parlare.
Il Tribunale di Milano contro un decreto obsoleto
Il decreto della Cassazione interviene su una situazione particolare, ma che può manifestarsi in qualunque occasione e destabilizzare molto il calendario di visite concordato tra le due parti.
Quando uno dei due genitori si trasferisce è probabile che diventi molto più difficile per il bambino fare avanti indietro da un tutore all’altro e purtroppo capita anche che il genitore che resta in zona voglia sfruttare la situazione a proprio vantaggio, pretendendo per maggiore semplicità l’affidamento del figlio.
È per rimediare a queste situazioni, o meglio, per regolamentarle, che la Cassazione ha stabilito che il trasferimento non è un motivo valido per decretare dove il bambino deve andare ad abitare, basandosi su una legge esistente che tutela il diritto di ognuno di cambiare residenza.
Nello specifico, il Tribunale di Milano ha voluto anche intervenire contro un’altra sentenza, risalente al 2016, secondo la quale l’affidamento di un figlio minorenne dovrebbe essere concesso alla madre, vista come figura più stabile per il minore anche in caso di drastico trasferimento. Questo principio si chiama “maternal preference”, ma è stato messo in discussione proprio dal Tribunale.
La nuova sentenza per un affidamento neutrale e rispettoso dei bisogni del minore
Il Tribunale di Milano ha affermato che un simile principio è privo di fondamento e non dovrebbe essere applicato senza un’accurata analisi delle diverse situazioni. L’affidamento dei minori dovrebbe invece essere considerato in base agli interessi di questi e dovrebbero essere dunque presi in considerazione principalmente i bisogni del figlio.
La nuova sentenza rispetta l’idea di parità tra genitori e di bigenitorialità e porta al passaggio, sicuramente in linea con una società più moderna e bilanciata, da maternal preference a gender neutral child custidy laws, ossia una legge neutrale di custodia.
In poche parole, la nuova legge stabilita dalla Cassazione stabilisce che non esiste una preferenza a priori della madre, rispetto al padre, per l’affidamento. Ogni situazione dev’essere affrontata in modo neutrale e tradursi in un affidamento che rispetti i bisogni del minore, indipendentemente dal sesso del genitore affidatario e delle sue decisioni di cambiare residenza.
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Un orientamento della Cassazione non è “una nuova legge”