30 luglio 2024 –
Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha sollevato discussioni e riflessioni sul tema dell’affidamento dei figli piccoli in caso di separazione dei genitori.
La Suprema Corte ha stabilito che i bambini fino ai tre anni di età devono dormire con la madre, respingendo così il ricorso di un padre che chiedeva l’affidamento congiunto del figlio ancora piccolo.
L’ordinanza della Cassazione: il bambino deve dormire con la mamma
La Corte di Cassazione ha deciso che, in un caso di separazione di Macerata, il bambino deve dormire nella casa della madre fino ai tre anni. La sentenza ha sottolineato l’importanza della stabilità e della presenza materna durante i primi anni di vita, considerando questi fattori cruciali per lo sviluppo armonioso del bambino. L’ordinanza ha risposto al ricorso di un papà che chiedeva un affidamento congiunto, stabilendo invece che la predominanza della figura materna e la stabilità abitativa sono imprescindibili in questa fase della crescita.
Si devono rispettare i bisogni dei bambini, secondo Daniele Novara
Daniele Novara, pedagogista e direttore del Centro psico-pedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, ha accolto favorevolmente la decisione, definendola una “questione che da almeno dieci anni attendeva chiarezza”. Secondo Novara, la predominanza materna deve essere garantita e tutelata dalla legge, a meno di casi particolari ed eccezionali. Questa sentenza rappresenta un passo importante verso la tutela dei bambini nei primi tre anni di vita, riconoscendo l’importanza della figura materna, specialmente durante la notte.
“Non ha alcun senso ed è dannoso per i piccoli essere continuamente sballottati da una casa all’altra senza una permanenza fissa, che favorisca una abitudinarietà e una stabilità che nei primi tre anni di vita segnano tutto il resto dell’esistenza.”
Daniele Novara ha sottolineato l’importanza della stabilità e della routine per i bambini piccoli. Secondo il pedagogista, è dannoso per i piccoli essere continuamente sballottati tra due case senza una permanenza fissa.
Ha anche criticato i “desideri possessivi dei genitori”, che possono lasciare ferite profonde nella crescita dei bambini. Novara ha sottolineato in un post sui social che i genitori devono rispettare le fasi di crescita dei loro figli e non sollecitare cambiamenti di giudizio a scapito del loro benessere.
Affidamento dei figli: un iter processuale tortuoso
Il percorso che ha portato a questa decisione è stato lungo e complesso. L’iter è iniziato nel 2022, quando il figlio della coppia aveva solo 16 mesi. Il tribunale di Macerata aveva inizialmente stabilito il diritto di visita del padre e un assegno di mantenimento di 150 euro mensili.
La madre ha contestato questa decisione presso la Corte d’Appello di Ancona, ottenendo un aumento del mantenimento a 250 euro e una diversa organizzazione delle visite. Questo iter ha portato infine alla sentenza della Cassazione, che ha confermato l’importanza della stabilità abitativa e della predominanza materna nei primi anni di vita.
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L’ordinanza ha stabilito un calendario di visite rigido per il padre, con due pomeriggi alla settimana e alternanza nei fine settimana. Durante le festività natalizie, si è cercato di raggiungere una divisione equa delle vacanze tra i genitori, ma sempre senza pernottamenti presso il padre. Questa organizzazione, secondo il padre, ostacolerebbe la crescita serena del figlio, costringendolo a frequenti spostamenti. Tuttavia, la Corte ha ritenuto che un bambino così piccolo ha bisogno di stabilità e che le visite prolungate con il padre non fossero conciliabili con la sua tenera età.
Le separazioni e la bigenitorialità
I giudici della Corte di Cassazione hanno ritenuto che i tempi di bigenitorialità paritetici e le notti in casa del padre non fossero compatibili con la tenera età del bambino, che al momento del ricorso aveva solo 16 mesi ed era ancora allattato al seno. La sentenza in questione prevede che queste limitazioni si allentino dopo i tre anni, permettendo pernottamenti infrasettimanali e nel fine settimana presso il padre.
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In Italia, il principio della bigenitorialità (ovvero il diritto del bambino a mantenere un rapporto stabile con entrambi i genitori) è stato introdotto con la legge 54/2006. Nonostante la Cassazione abbia ribadito il principio con l’Ordinanza 28723/2020, la stessa Cassazione, con una sentenza del 24 marzo 2022, ha stabilito che il diritto alla bigenitorialità è sempre subordinato al benessere del bambino e non esiste l’obbligo di applicarlo in ogni circostanza.
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