In Giappone, martedì ventiquattro agosto, una donna positiva al Covid-19 e di ventinove settimane di gravidanza non è riuscita a trovare ospedali che la ricoverassero ed è stato costretta a partorire da sola un bambino nato morto.
Incinta e senza assistenza
In Giappone, di preciso a Kashiwa nella prefettura di Chiba, una donna positiva al Covid-19 di trent’anni e di sole ventinove settimane di gravidanza ha iniziato a sentire prematuramente i dolori legati al travaglio, ma nulla è servito il tentativo da parte del centro di salute pubblica per trovare un ospedale che l’accogliesse.
La donna, quindi, dopo vari tentativi per trovare una struttura, ha dovuto partorire prematuramente e quando sono arrivate le ambulanze è stato troppo tardi, dato che i quarantacinque minuti per il trasporto in ospedale sono serviti, alla fine, solo per dichiarare morto il bambino.
Questa notizia ha sconvolto il mondo, dato che non è stata prestata assistenza ad una donna incinta nonostante lamentasse che i suoi dolori non erano altro che le doglie di un parto molto prematuro.
Ciò è avvenuto a causa della forte pressione che le conseguenze della pandemia hanno sugli ospedali giapponesi e su tutto il sistema sanitario della nazione.
La ricerca di una soluzione
Nonostante nessuno potrà rendere a quella donna il suo bambino, dopo questa vicenda si sono mossi in molti per trovare un modo di dare un’assistenza di qualità anche alle donne incinte affette dal virus Covid-19; in particolare, il governatore della prefettura di Chiba (Toshihito Kumagai) si è mosso per una stretta collaborazione tra gli ospedali che fornisco supporto alla maternità, tanto è vero che il Chiba University Hospital si è mosso riservando svariati posti letto del centro medico per i ricoveri delle sole donne in stato di gravidanza e positive al Covid-19.
Fortunatamente, questa triste vicenda ha rese note le lacune di un sistema sanitario in crisi e le conseguenti manovre da attuare.
Il video della settimana