Chi non ha mai giocato alla lotta? O a guardie e ladri?
Eppure quando vediamo due bambini mettere in atto un gioco che abbia una componente violenta, ci sentiamo immediatamente a disagio e cerchiamo di fermarli in qualche modo. Perché i giochi aggressivi che simulano violenza ci danno così fastidio?
Cosa ci spaventa dei giochi aggressivi dei bambini
Credo che la preoccupazione principale di un genitore che vede il figlio comportarsi in maniera aggressiva, anche se è solo per gioco, è che possa diventare un adulto violento. Un’altra ragione è da attribuire al contesto sociale in cui viviamo, dove la violenza è percepita come qualcosa di sbagliato, un comportamento socialmente inaccettabile che va immediatamente corretto e represso.
Come ci ricordano gli esperti, però, l’aggressività manifestata dai bambini è perlopiù un’aggressività sana, che fa parte di quasi tutte le fasi dello sviluppo, e non è mai accompagnata dalla volontà di fare davvero del male: in particolare, nei bambini da uno a cinque anni, essere aggressivi è prima un modo di scoprire il mondo, in seguito, per affermare la propria personalità. Quando il bimbo raggiunge i sei anni, i comportamenti violenti tendono a diminuire, e poi a scomparire definitivamente.
Il ruolo di mamma e papà
Quando i nostri bambini prendono parte a dei giochi violenti che, magari prevedono anche l’uso di armi giocattolo, la cosa più sbagliata che possiamo fare è proprio censurare e condannare questi comportamenti. Se indaghiamo un po’ più a fondo, scopriremo, infatti, che i nostri bambini hanno ben chiara la differenza tra realtà e finzione, tra violenza reale e immaginaria. E allora cosa dobbiamo fare?
Nel momento in cui il nostro bambino intraprende un gioco che ha una componente di aggressività, il nostro compito non è quello di condannare, ma di vigilare, affinché la finzione non sfugga di mano e la violenza, fisica o verbale, possa far male davvero.
Se questi giochi aggressivi ci spaventano, facendoci temere di stare crescendo dei bambini violenti, la cosa migliore è mettersi a giocare con loro, perché insistere sul fatto che il loro gioco preferito è sbagliato potrebbe farli sentire inadeguati. Giocando insieme a loro, ci renderemo conto che quello che stanno facendo è, appunto, un gioco.
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