Nemmeno 25 anni ci dividono dal 1989, anno che ha marchiato indelebilmente la storia del mondo: anno in cui il muro di Berlino cadde, anno in cui nacque il World Wide Web, anno in cui Piazza Tienanmen catalizzò l’attenzione per la protesta degli studenti e anno in cui venne approvata la Convenzione sui diritti dell’infanzia dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 20 novembre.
Da allora, ogni anno, in questa data si celebra la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, in oltre 190 paesi aderenti alla convenzione.
Con la Convenzione, ci fu un riconoscimento nero su bianco dei diritti dei bambini: dal diritto alla nascita e alla sopravvivenza, passando per quello dell’espressione a cui necessariamente deve essere imposto il dovere all’ascolto dei suoi bisogni, arrivando al diritto alla non discriminazione e alla preminenza dell’interesse del bambino su ogni altra cosa. Troviamo in questa Convenzione un compendio di quello che serve a ogni bambino, di qualsiasi colore e religione, per crescere bene.
Diritti che ci sembrano naturali e imprescindibili, connaturati all’essenza umana e della cui sottoscrizione quasi ci stupiamo, visto che li consideriamo un riflesso fisiologico della vita stessa, un atto dovuto e incondizionato come respirare.
Li abbiamo scritti e sottoscritti per far sì che venissero garantiti e rispettati da tutti, ovunque nel mondo; ma non è bastato: ogni giorno dobbiamo assistere – impotenti e inermi – alla costante violazione degli stessi. Sia nel nostro avanzato mondo occidentale, dove non è infrequente che un neonato non valga di più di un sacchetto dell’immondizia, così come nel resto del mondo, dove bambine si ritrovano spose prima di imparare a scrivere e bambini vengano allevati nell’odio e nella violenza.
In un mondo che con il 1989 ha ben poco in comune e che assiste ancora, come se il tempo si fosse fermato, alle più grandi violazioni dei diritti dei bambini è di fondamentale importanza fermarsi e riflettere sulla condizioni dell’infanzia e dell’adolescenza: come potremo pretendere un mondo migliore, se gli uomini e le donne di domani non sono oggi allevati nell’amore e nella dignità, in contesti in cui i loro diritti sono rispettati e gli permettano di sviluppare le loro capacità e potenzialità?
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