Accade un giorno sì e due no; unisce il Nord al Sud del Paese e colpisce molto democraticamente: giovani e meno giovani, benestanti e non, in buona e precaria salute, con o senza lavoro. La sola condizione? Che sia di sesso femminile.
Non è un indovinello e purtroppo neppure una moda dell’ultima ora: il femminicidio, cioè l’uccisione di una persona in quanto donna, è una piaga che affonda le radici nella storia dell’Umanità.
E oggi continua a mietere vittime sotto la sua inammissibile e incomprensibile scure che colpisce a un palmo di mano dalle nostre vite: episodi che hanno catalizzato l’attenzione dei mass media e, al contempo, assuefatto milioni di persone alla quotidiana narrazione della storia di un efferato delitto ispirato dalla gelosia o dettato da un raptus. Migliaia di volti riempiono i telegiornali e altrettanti racconti così simili e così intimamente diversi di vite brutalmente spezzate, spesso dopo anni di sevizie psicologiche e di maltrattamenti fisici, dietro le quali ci sono donne che potrebbero essere ognuna di noi.
Un filo rosso unisce queste storie con quelle delle donne che, ovunque nel mondo, sono vittime di violenze e torture in paesi contaminati dall’odio bellico, con quelle di ragazzine stritolate nella morsa della schiavitù, con quelle di bambine a cui l’infanzia e l’innocenza sono state violate per sempre dagli abusi subiti, su tutti le mutilazioni genitali.
Per tutte loro, oggi il mondo si ferma e, destituita la consueta abitudine e sordità con cui guarda queste notizie, riflette sull’attualità del 25 novembre come la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, sancita alla vigilia del III millennio, nel 1999, dall’Assemblea Generale dell’ONU.
Un giorno in cui l’anonimato delle donne salga alla ribalta della prima pagina, in cui le storie di ordinaria violenza non cadano nell’oblio, in cui le donne oggetto di soprusi oggi e potenziali vittime di domani trovino il coraggio per non tacere, ispirandosi alla determinazione delle sorelle Mirabal, unite da un terribile destino, affrontato con eccezionale audacia.
Ma anche un giorno perché la società si interroghi e si chieda quali responsabilità ha, al di là del singolo delitto, la mercificazione della donna in un contesto di incessante violenza perpetuata ai danni della stessa: perché oggi non sia solo una giornata di discorsi retorici e di conteggi statistici, ma una pagina di storia dove i diritti fondamentali vengano veramente riconosciuti a tutte le donne e d’ora in poi rispettati, in tutto il mondo.
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è da condannare chi fa violenza alle donne