I risultati di una ricerca condotta dall’American Psychological Association rivelano che i bambini di oggi, in un’età compresa tra i tre e i cinque anni, hanno una maggiore dose di pazienza rispetto a quelli venuti alla luce cinquant’anni fa.
Il test del marshmallow ha evidenziato che i bambini sanno resistere alle tentazioni
Lo studio sulla pazienza, coordinato dalla psicologa Stephanie Carlson, ha sottoposto un campione di bambini in età prescolare al cosiddetto Test del marshmallow. Tale prova fu ideata alla fine degli anni Sessanta da Walter Mischel, docente di psicologia all’Università di Stanford e serviva ad individuare i livelli di self control infantile.
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Ai bambini veniva richiesto di effettuare una scelta: mangiare subito un marshmallow (dolcetto gommoso a base di zucchero) oppure aspettare il più possibile con la promessa di ottenerne un numero maggiore in seguito.
Il test, riproposto al giorno d’oggi e confrontato con gli studi precedenti, ha riportato dei risultati sorprendenti: i bimbi nati dall’anno 2000 in poi, sanno attendere un minuto in più rispetto ai fanciulli degli anni ’80 e ben due minuti in più se rapportati a quelli degli anni ’60.
La tecnologia e l’educazione scolastica aiutano i bambini ad esercitare l’autocontrollo
I dati del test appaiono paradossali se pensiamo che i bambini di oggi sono abituati ad avere tutto e subito. Eppure, spiega la dottoressa Carlson, tale aumento di pazienza è dovuto proprio allo stile di vita odierno.
I bambini infatti sono maggiormente stimolati dall’utilizzo della tecnologia e iniziano la scolarizzazione già dal primo anno di vita; fenomeno impensabile cinquant’anni fa quando i bambini che andavano all’asilo erano appena il 15% del totale.
La scuola invece fornisce ottimi strumenti per la disciplina, l’autocontrollo e la condivisione. Ricerche sullo sviluppo infantile hanno poi rivelato che i bambini dell’era contemporanea mostrano un quoziente intellettivo più elevato, dovuto proprio all’elevato uso della tecnologia e al fenomeno della globalizzazione.
C’è da dire tuttavia che lo studio condotto dalla dottoressa Carlson si limita all’autocontrollo sul cibo; non si sa ancora se effettivamente i bambini siano pazienti anche in altri ambiti. Di certo hanno ben chiaro il concetto della proporzionalità: ad un’attesa maggiore corrisponde una ricompensa più grande.
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