All’inizio ci siamo tutte guardate intorno incredule, poi è arrivata la rassegnazione, infine la consapevolezza.
Scuole chiuse, figli a casa, nonni, con molta probabilità, lontani più del solito.
E se in principio la preoccupazione era quella di trovare una soluzione per sistemare i figli senza scuola mentre noi lavoravamo ancora poi, la soluzione è arrivata portando con sé tutto il suo carico di drammaticità e a casa ci siamo finiti anche noi, insieme a loro.
Improvvisamente, ci siamo fermati.
Ci siamo trovati a dividere spazi in due, tre, quattro per ventiquattro ore al giorno, tutti i giorni: all’improvviso ci siamo accorti di avere dei figli.
Che devono fare i compiti, giocare, che nella maggior parte dei casi non sanno annoiarsi e vogliono fare, fare, fare e mentre ci sentiamo dire che dovremmo impiegare questo tempo per ascoltarci e imparare qualcosa di nuovo, a noi, di nuovo, il tempo non basta nemmeno per fare una doccia.
La convivenza è dura, lo è per tutti, intrattenere la prole quando i pensieri preoccupati e angosciati si affollano lo è ancora di più, lo è quando siamo stanche e vorremmo solo piangere, quando ci manca l’aria e vogliamo uscire.
La convivenza è dura, lo è per tutti, intrattenere la prole lo è ancora di più, ma è davvero un’occasione che non ci ricapiterà mai più quella di poterci finalmente dedicare a loro, tempo esclusivo, in cui li vediamo crescere e recuperiamo tutto il tempo perso a correre lontano.
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