Siamo genitori di futuri centenari.
I nostri figli saranno vecchi più a lungo? O giovani in modo differente?
Quale genitore non augurerebbe al proprio figlio di vivere 100 anni?
Bene, cari genitori, ho una bella notizia da darvi: questa prospettiva di longevità sembra poter diventare una concreta realtà.
Si stima infatti che i bambini che oggi hanno 5 anni hanno la maggiore probabilità di sempre di diventare centenari. Entro il 2050 per i neonati dei paesi più ricchi (Stati Uniti, Europa e alcune specifiche zone dell’Asia) questa potrebbe essere la normalità.
Cosa se ne faranno i nostri pargoletti di questi anni di vita in più?
Sorge spontaneo chiedersi come sarà questa loro lunga vita.
Oggettivamente qualcosa deve cambiare. Se già oggi osserviamo anziani stanchi e demotivati dalla vecchiaia e figli che faticano a mantenere genitori non più autosufficienti, capite che aggiungere altri vent’anni di vita non può essere solo una semplice addizione, c’è bisogno di un ricalcolo del percorso.
E come è ormai ben noto i tassi di fertilità sono in continua diminuzione, motivo per cui si prevede che nel 2050 una persona su quattro sarà ultra sessantacinquenne.
Potremmo affermare quindi che si andrà incontro a un mondo abitato da anziani, ma diciamocelo chiaramente: la vecchiaia non fa gola a nessuno. Non sarebbe dunque più auspicabile concentrare le energie per immaginare una nuova mezza età?
“Abbiamo l’incredibile opportunità di ridisegnare le nostre vite, distribuendo gli anni in più nel corso della vita. Provate a considerarlo più come un prolungamento della mezza età che non della vecchiaia“, afferma Laura Carstensen, docente di psicologia e direttrice del Centro sulla longevità di Stanford.
Ecco quale potrebbe essere il nuovo modello di vita.
La vita attuale si divide generalmente in tre fasi: vent’anni di studio (matto e disperato), quarantacinque di lavoro no-stop (guai a fermarsi) e poi la pensione (quella brutta bestia). Chi non rientra in questi standard viene etichettato: non ha voglia di studiare, non ha voglia di lavorare e non sa accettare la vecchiaia.
Il nuovo modello di vita prevede invece più fasi e un ritmo molto più flessibile, dove le pause non sono penalità, ma attimi di respiro per rigenerarsi, trovare nuovi stimoli ed energie per ripartire o semplicemente per andare avanti.
La scuola
Ad oggi si comincia con quattro-cinque anni di giochi spensierati e poi via, bisogna già cominciare a impugnare correttamente la matita e a esercitarsi con il pregrafismo.
Il momento di performare, per i nostri piccoletti, arriva sempre prima. Ma se abbiamo detto che la vecchiaia arriverà più tardi non è forse il caso di rallentare fin da subito e lasciare che i nostri bimbi si godano maggiormente questa irripetibile fase di spensieratezza?
La carriera scolastica potrebbe essere prolungata, a partire proprio dall’incremento degli anni dedicati al gioco, che sappiamo essere fondamentali per lo sviluppo dei bambini.
Potrebbero poi esistere dei momenti di pausa anche per gli alunni delle scuole superiori, in cui sperimentare alcuni anni di lavoro o di volontariato, senza che questo implichi un ritardo per la futura carriera, ma solo un valore aggiunto, un po’ di pratica in mezzo a tanti anni di teoria, per distendere la mente e mettere in moto il corpo, e per non lamentarci poi se i giovani ci sembrano rammolliti e privi di manualità.
Quante volte osserviamo studenti di quell’età in confusione sulla strada da percorrere e non ancora pronti a prendere delle scelte definitive per il loro futuro? E se avessero solo bisogno di una pausa per riordinare le idee?
Il medesimo discorso vale per l’università, la formazione stessa dovrebbe essere vista come un percorso che accompagna la vita, spronando così le persone ad aggiornarsi, a prescindere dall’età.
“Avere anni in più significa che il ritmo della vita può effettivamente rallentare. Lasciamo che i ragazzi si prendano una pausa”, afferma ancora Carstensen.
Il lavoro
Anche la fase di vita dedicata al lavoro andrà reinventata. Con una prospettiva di vita più lunga bisognerà lavorare di più per poter pagare gli anni di vita bonus e non pesare sulle spalle di nessuno. E qualcuno penserà: ecco dove sta la fregatura!
Ma anche qui la prospettiva potrebbe cambiare, ciò infatti non significa che bisognerà lavorare più a lungo come muli a testa bassa, ma che anche la vita lavorativa dovrà essere più flessibile.
Le ore di lavoro potrebbero essere distribuite in più anni, la settimana lavorativa da quattro giorni potrebbe essere un’ottima soluzione, le interruzioni di carriera e i momenti di lavoro part-time per i più svariati motivi (un viaggio, la voglia di crescere i propri figli senza fretta, un tentativo di reinventarsi per un cambio carriera) potrebbero essere considerati normali anziché “buchi neri sul curriculum”.
Lo sforzo più grande è aprire la mente a questa possibilità.
La pensione
Ecco dunque che di questo passo si arriva al pensionamento con una lunga lista di esperienze e non solo con la frenesia di una vita passata a correre e performare.
Questo spirito più tranquillo potrebbe ridurre il trauma che molti neopensionati subiscono: l’improvviso stop, la scomparsa, l’annullamento. Smetto di lavorare uguale smetto di essere utile e di avere senso. Ergo invecchio in un nanosecondo.
La pensione dovrebbe prevedere il normale svolgimento di alcune attività quali, ad esempio, il tutoraggio, il coinvolgimento in attività di volontariato e quindi il continuo confronto con persone di diverse generazioni e lo stimolo a partecipare attivamente all’evoluzione della società, senza essere messi da parte.
Questo è ciò che mi auguro per la vecchiaia di mio figlio.
Un’attenzione particolare andrà alla salute
La medicina e le nuove tecnologie sono in continua evoluzione ed è anche grazie a esse se possiamo star qui a teorizzare sui cent’anni dei nostri figli.
La prospettiva di una vita centenaria implica quindi un’importante attenzione nei confronti della salute con controlli periodici e prevenzione, così da poter ridurre l’impatto delle malattie, che con l’avanzare degli anni diventano più pericolose.
Sarà anche necessario condurre uno stile di vita sano (dall’alimentazione, all’esercizio fisico, alla limitazione degli eccessi) e fin da subito, un’educazione finalizzata a tale scopo, potrebbe essere d’aiuto.
In conclusione: corriamo più lentamente
La filosofa francese Simone Beauvoir scriveva:
Se vogliamo che la vecchiaia non sia un’assurda parodia della nostra vita precedente, c’è solo una soluzione: continuare a perseguire scopi che diano un senso alla nostra esistenza
Da persone adulte possiamo ben comprendere questa frase, risulta forse più ostico spiegarla ai nostri bambini. Quello che però possiamo fare è appassionarli a questa vita, accendere in loro il gusto della scoperta, l’entusiasmo per i cambiamenti, insegnar loro che esistono diverse prospettive. Far apprezzare sia l’adrenalina della corsa che la bellezza di una passeggiata dove perdersi a osservare i dettagli.
La chiave per la longevità è rallentare e, sebbene possa sembrare un paradosso, per camminare lentamente serve un grande esercizio, fisico e mentale.
Una Bionda e Una Penna
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