Il continuo dialogo tra adulti e bambini, soprattutto in età scolare, ha degli effetti benefici sullo sviluppo cerebrale dei più piccoli: uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience dimostra che questo tipo di conversazioni migliora la connettività di determinate aree del cervello dei bimbi e offre nuove soluzioni per la cura dei deficit linguistici infantili.
L’importanza del dialogo tra adulti e bambini
Lo studio è stato pubblicato solo di redente sulla prestigiosa rivista Journal of Neuroscience da parte di un team di ricerca del MIT (il Massachusetts Institute of Technology, a Cambridge) ma già sta facendo molto discutere soprattutto per alcune implicazioni che potrebbe avere nel futuro a breve termine nel campo dell’indagine sullo sviluppo neurocerebrale infantile e della cura di eventuali deficit linguistici o “word gap”.
Infatti, secondo il gruppo di indagine guidato da Rachel Romeo, esperta anche di tecnologia applicata alle Bioscienze, se i bambini hanno frequentemente conversazioni con gli adulti durante l’età scolare sviluppano con più facilità delle connessioni cerebrali salde e durature in delle aree del cervello che sono fondamentali per l’apprendimento e l’uso del linguaggio.
La ricerca segna un importante passo in avanti dato che fino a qualche anno fa l’ambito dello sviluppo neurocerebrale nei primi anni di vita era un territorio inesplorato.
Lo studio del MIT sulle connessioni neurali
Per arrivare a questi risultati, la dottoressa Romeo e i suoi colleghi hanno coinvolto nell’indagine un campione di 40 soggetti (tutti bambini di età compresa tra i 4 e i 6 anni) che è stato sottoposto a quelle che in gergo tecnico vengono chiamate “scansioni di imaging” sulle loro regioni cerebrali per monitorare, di fatto, il modo in cui le connessioni neurali nascessero o si sviluppassero a seguito di sessioni di dialogo che i piccoli avevano coi propri genitori.
Analizzando i dati finali, si è notato come soprattutto l’area di Wernicke e quella di Broca (entrambe decisive nello sviluppo delle facoltà linguistiche dei bimbi) fossero quelle che presentavano la migliore connettività neurale: inoltre, i risultati pare siano indipendenti da alcun condizionamento di tipo sociale o economico per quanto riguarda il contesto in cui sono cresciuti quei bambini.
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