Il grembiule a scuola: favorevoli o contrari?

Qualche tempo fa, in un Istituto comprensivo di Roma, il preside ha emesso una circolare per richiamare l’attenzione sulla necessità di un abbigliamento decoroso, consono al luogo e all’attività svolta a scuola, sia per gli studenti che per tutto il personale. Non è la prima volta che, negli ultimi anni, e soprattutto con l’arrivo del caldo, vengano richiamati in special modo studenti e studentesse (ma in alcuni casi anche i genitori) a vestirsi in modo appropriato, nel momento in cui si oltrepassino i cancelli della scuola.

Il tema dell’abbigliamento a scuola, di come ci si debba vestire all’interno degli Istituti scolastici non è recente. E se oggi esso ruota sul buon costume di andare vestiti e non spogliati, anche se si comprende come il caldo possa farci lasciare qualche centimetro di tessuto a casa per evitare il collasso, ieri si parlava del valore del grembiule.

Ci si è sempre un po’ di divisi fra i sì ed i no della divisa o del grembiule ed ognuno, per giustificare il proprio pensiero, con voli pindarici, a volte anche arrampicandosi sugli specchi, argomentava il positivo dell’uno e dell’altro.

Il grembiule a scuola, secondo Gianni Rodari

Governo che arriva, costume che cambia. Così, qualche anno fa, tornò il dibattito sul reintrodurre il grembiule, a scuola, almeno per i cinque anni della primaria. E tra i tanti che per partito politico, più che per reale pensiero critico e consapevolezza, combattevano a suon di grembiule e fiocchetto, qualcun altro scomodava le parole di un grande scrittore che ai bambini aveva molto da dire, Gianni Rodari.

Gianno Rodari era stato molto chiaro sul grembiule a scuola: secondo lui, il grembiule sarebbe inutile lì dove servirebbe per mascherare la povertà di taluni alunni a dispetto del vezzo di altri che, per reddito di mamma e papà, possono vestirsi meglio. Per Gianni Rodari, il grande fiocco dei grembiuli dell’inizio del secolo scorso non devono essere indossati per evitare di guardare in faccia la povertà, perché quest’ultima andrebbe combattuta e non nascosta.

I grembiuli, per Rodari, non devono avere lo scopo di apparire tutti uguali, lì dove uguali non si è, semmai essi possono essere utili solo in alcune realtà, che oggi sono piuttosto anacronistiche: come le scuole in cui si usavano le macchine da scrivere o si faceva pittura.

Il grembiule a scuola a cosa potrebbe servire, oggi

Gianni Rodari è stato un grande uomo e, tutt’oggi, molti ragazzi ed adulti possono dire di essersi innamorati della lettura o della scrittura o di essere stati sollecitati al ragionamento, grazie a lui. Certamente ed onestamente, però, non possiamo che ammettere quanto il suo pensiero sia frutto del suo tempo, un tempo assai lontano.

Il suo discorso sul grembiule, oggi, risulterebbe un più debole. Tralasciando i quartieri di alcune città italiane, perché tutti omogeni per ricchezza o povertà, la maggioranza vanta scuole inclusive in ogni senso: si mescolano portafogli e stili di vita molto eterogenei di cui i bambini, se non incalzati dai genitori, non sono affatto (e per fortuna) neanche consapevoli di avere sotto gli occhi.

Oggi, in queste realtà, il bambino ricco e quello povero, se vogliamo estremizzare, si vestono più o meno nello stesso modo: la stessa marca (dei grandi brand a basso costo e qualità), lo stesso disegno del cartone animato o sigla, le stesse sneakers. Salvo alcune famiglie, la maggior parte non spende, per l’abbigliamento scolastico del bambino di 7 anni, un patrimonio. Saranno altre le occasioni che faranno sentire la differenza: con le frequenti vacanze o le esotiche destinazioni da week end, o con le attività extra-scolastiche semmai.

Per questo, oggi, se facessimo un ragionamento apolitico, il grembiule avrebbe senso lì dove si vorrebbe creare un senso di appartenenza ad un gruppo o, dal lato del genitore e di chi questi vestiti li deve lavare e stirare, potrebbe essere un modo per aiutare le famiglie, senza impazzire con il cesto dei panni sporchi che lievita ad ogni fine settimana.

Cosa ne pensano le famiglie e la scuola della divisa

Parliamo del grembiule ma potremmo parlare anche di una divisa, o di una felpa uguale per tutti. E bisognerebbe chiedere a tutte le parti in causa, senza parlare per slogan, cosa pensino della divisa scolastica o del grembiule.

Forse, se tutti fossero vestiti uguali, non ci sarebbero più le circolari dei presidi che richiamano alla necessità di un abbigliamento consono alla scuola.

Forse, se tutti fossero vestiti uguali, la mattina, le famiglie uscirebbero prima, senza discutere su cosa i figli vorrebbero indossare.

Forse, se tutti fossero vestiti uguali, con un paio di divise o grembiuli, il bucato settimanale sarebbe più gestibile.

Infine, forse, se fossero vestiti uguali, i bambini ed i ragazzi, vivrebbero un senso di appartenenza, l’orgoglio di far parte di qualcosa di grande, che non deve escludere ma che può anche a tratti fortificare. Del resto, le squadre di pallavolo, di calcio, di basket hanno il proprio colore, il proprio vessillo, ma tutte vivono lo sport nello stesso modo.

E a chi teme che non ci sarebbe inclusione, diversità, si potrebbe rispondere che se la disciplina e l’ordine, l’educazione ed il rispetto non si manifestano tout court con un grembiule od una divisa, anche l’inclusione e “la diversità” non si annullano indossandoli. Non è tutto così semplice.

Insomma, ognuno ha la propria idea. E voi siete pro o contro il grembiule scuola?

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