Dai commenti omofobi al rifiuto dei genitori di far vedere la pellicola ai figli. È il caso del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa“, che accende i riflettori sul tema del bullismo. Il film è ispirato alla vita di Andrea Spezzacatena, uno studente di 15 anni di Roma, che nel 2012 si tolse la vita perché vittima di bullismo.
“Il ragazzo dai pantaloni rosa” al cinema: le reazioni di genitori e studenti
Il cinema spesso riesce a scuotere le coscienze e a sollevare questioni importanti che la società tende a ignorare. Questo è il caso del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, tratto dal romanzo autobiografico di Teresa Manes, che racconta la tragica storia di suo figlio Andrea Spezzacatena, vittima di bullismo e cyberbullismo.
Presentato recentemente alla Festa del Cinema di Roma, il film sta già facendo parlare di sé, purtroppo non solo per i suoi meriti artistici, ma anche per gli episodi di intolleranza e omofobia che ne hanno accompagnato la proiezione.
Durante un’anteprima del film nella sezione Alice nella Città, dedicata alle giovani generazioni, un gruppo di studenti si è fatto notare con insulti omofobi, dimostrando quanto sia ancora lunga la strada da fare.
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I commenti crudeli e meschini hanno molto scosso Teresa Manes, che ha denunciato l’accaduto sui social. Questi episodi non solo offendono la memoria di Andrea, ma testimoniano anche l’urgenza di un’educazione basata sul rispetto e sull’empatia.
Il rifiuto di affrontare il bullismo
Ma l’eco della polemica non si è fermata alla capitale. A Treviso, un gruppo di genitori ha chiesto che la proiezione del film per gli studenti venisse annullata, temendo che il contenuto potesse avere “influssi negativi” sui loro figli.
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La richiesta è stata accolta dalla preside, che ha temporaneamente sospeso la proiezione, ma questa decisione ha sollevato numerose critiche. Il sindaco di Treviso, Mario Conte, ha espresso la sua contrarietà alla scelta, sottolineando come si sia persa un’importante occasione di discussione su temi cruciali come l’omofobia, la depressione e il suicidio giovanile. Secondo Conte, evitare il confronto non è la soluzione, ma anzi contribuisce a perpetuare l’ignoranza e la paura.
La madre di Andrea: “La parola è viva e uccide”
Anche Teresa Manes, ha espresso il suo disappunto, sottolineando come questo rifiuto di affrontare il problema rappresenti un fallimento nell’educazione all’empatia. “La parola è viva ed uccide“, ha scritto Manes, ricordando che la memoria di suo figlio viene calpestata ogni volta che si nega l’esistenza del problema dell’omofobia. Il suo messaggio è chiaro: continuare a lottare affinché nessun altro giovane debba subire ciò che ha subito Andrea.
Anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha voluto commentare quanto accaduto, definendo gli episodi di intolleranza “incivili e vigliacchi”. Il ministro ha sottolineato come il bullismo si nutra del silenzio e della mancanza di conseguenze, manifestandosi spesso “nel buio”, lontano dagli sguardi. Ha inoltre auspicato che i responsabili degli insulti durante la proiezione possano essere identificati e sanzionati, perché solo affrontando il problema è possibile educare davvero le future generazioni.
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