Fra pochissimi giorni partirà, se non è già partito, quel girone infernale di messaggi vocali nelle chat di tutte le classi di Italia, sul tema più scottante: il regalo di fine anno per la maestra.
Che sia al singolare o al plurale, al classico femminile o al maschile, poco importa. È questo il campo di battaglia più duro per ogni genitore. Tra chi si finge morto per non esporsi, quello che si finge indifferente perché non gli importa nulla della scuola dei figli, figurarsi del regalo di fine anno, quelli che scatenano l’inferno per qualunque cosa si tratti, eccetto che siano cose importanti, e quelli che questo regalo lo vogliono proprio fare.
Certo, poi ci sono quelli che, al contrario, non vogliono proprio regalare nulla. Del resto, hanno picchiato il professore, il primo trimestre, per cui vorrebbero rimanere coerenti con se stessi.
Il regalo solidale: quando alle maestre non vuoi bene per niente
Ci sono vari modi di affrontare la diatriba: e se da un lato ci sono genitori a cui va bene tutto, altri si prenderebbero a randellate per far accettare la propria proposta. Ovviamente, la tenacia dei secondi prescinde dal regalo di fine anno, come la tolleranza e l’apertura mentale dei primi ha a che fare con un ché di indifferenza su qualsiasi argomento: dalla gita, agli episodi di bullismo.
Ad un certo punto, mentre tutti stanno mettendo sul piatto le proprie idee, quando qualcuna pensa di vedere la luce, in questo tunnel di proposte che si sfidano fino all’ultimo centesimo, arriva lei. La mamma (perché i papà, fosse per loro, darebbero la busta con i soldi per non pensarci più) che propone il regalo solidale. Dall’associazione intercontinentale a quella che ha fondato il figlio, il giorno prima.
Proposta temutissima da alcuni che, ad un certo punto, si mettono d’accordo per fare anche un regalo a parte.
Perché in fondo, diciamocelo, non si capisce perché la nostra solidarietà è latente tutto l’anno, ma esce dal letargo in estate. In soldoni: se per il nostro compleanno ci siamo fatte regalare la borsa di Gucci, al posto di una statuina tibetana o di un bigliettino di carta con la scritta “Grazie per averci sostenuto”, perché pensiamo che le maestre bramino per il soprammobile al posto della borsa?
I gesti di solidarietà devono essere i nostri, venire da noi, non imposti come regalo alle maestre, soprattutto perché, se nostro figlio fosse di quelli troppo vivaci, l’anno prossimo potrebbe riprovarsi la statuina in fronte, alla prima parolaccia.
Il regalo alle maestre: la sfida all’ultimo euro
Per fortuna ormai tanti sono i sistemi di pagamento on line, perché, altrimenti il povero genitore, che si è fatto carico dell’impresa rocambolesca del regalo di fine anno, se la vedrebbe brutta.
Nonostante si sappia, che ogni anno arriverà giugno con annessa questione del regalo, la cassa di classe è sempre impreparata. Mancano sempre euro, ci sono buchi finanziari da far dichiarare il fallimento, l’amministrazione controllata. Per cui comincia il walzer del “quanto ti devo; mi devi dare il resto; vabbè, tienili per l’anno prossimo; io metto di più, che quelli fanno finta di non leggere i messaggi”.
Chi si occupa di raccogliere i soldi e di far quadrare il bilancio, meriterebbe una cattedra ad Oxford, se non addirittura il Nobel in economia ed astro finanza!
Il problema è che poi, dopo aver raccolto le quote, il famoso regalo costa sempre poco di più o poco di meno, per cui si ricomincia tra messaggi ed invio di denaro che, prima o poi, la finanzia ci chiederà se davvero usiamo Satispay e Paypal per le collette di classe o piuttosto per pagarci la droga.
Il regalo di fine anno e la rappresentate di classe
Parliamo ancora al femminile ma sappiamo di uomini costretti nel ruolo, ormai da qualche anno, odiati fortemente dai propri simili, ma che ritengono (in realtà è opinione della compagna) che le quote rosa, qui, devono essere buttate giù a picconate, in favore di uno sbiadito blu.
Insomma, la o il rappresentate svolge un ruolo che, a seconda di quanto gli roviniamo la vita, come gruppo genitori, più essere una passeggiata di salute o un calvario. Ma certamente, anche nella classe più morigerata, uno dei compiti più difficili sarà la mediazione tra i diversi regali proposti o il problema dell’assenza assoluta di idee e messaggi.
A volte, a pensarci, come minimo sindacale dovremmo loro una lauta mancia (con i centesimi che rimangono dal prezzo pagato per il regalo) se non addirittura concedere loro di fare la cresta. Ed ecco che si spiegherebbero i famosi buchi nel fondo cassa.
A lei (o lui) spetta il compito di raccogliere le idee, i soldi e i preventivi. Andare, chiedere uno sconto, inviare nuovamente messaggi urgenti, anticipare, ritornare, con i contanti tipo salvadanaio rotto, per poi finalmente acquistare. A volte, devono anche ascoltare, ad acquisto fatto, “me lo dicevi, andavo io; lì avevo uno sconto; era meglio quell’altra cosa”.
Per cui, qualunque regalo decidiate anche voi di fare alle mastre, a fine anno, pensateci, pensiamoci: una statuina tibetana, a sostegno dell’associazione dei rappresentati di classe, potrebbe essere un’idea!
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