Il Regno Unito ha messo in atto una battaglia contro il cibo spazzatura. La posizione contro lo junk food è stata molto decisa, con lo scopo di porre un limite al sempre più gravoso problema dell’obesità infantile. La Gran Bretagna ha infatti deciso che, a partire dal 2023, la televisione non potrà più trasmettere, in orari antecedenti alle 21, pubblicità di prodotti alimentari ricchi di zucchero, sale o grassi.
I divieti che verranno messi in atto
Il Regno Unito, in questa sua lotta a difesa della sana alimentazione infantile, non si limita a limitare gli orari di trasmissione delle pubblicità di junk food , ma estende la restrizione anche a tutti i diversi ambiti del marketing digitale. Rientrano nel settore i social e Internet con le diverse attività o ricerche a pagamento, così come le inserzioni pubblicate su Facebook. Le conseguenze del divieto? Prima delle 21 le pubblicità di dolci, caramelle, bibite zuccherate, patatine, merendine, hamburger e via dicendo scompariranno letteralmente. La presentazione del provvedimento che contrasta lo junk food e la sua diffusione pubblicitaria è stata formalizzata dal primo ministro Boris Johnson.
Le reazioni alla legge
La legge in arrivo ha sollevato discussioni e le diverse emittenti britanniche l’hanno monetizzata in una perdita annuale che supera i 200 milioni di sterline. Se il provvedimento verrà effettivamente avviato nel 2023 porterà un impatto decisamente elevato sugli investimenti legati alle multinazionali che operano in ambito alimentare.
Una legge veramente di esemplare durezza in quanto a restrizioni e limitazioni del marketing. Tuttavia, la scappatoia esiste e, esaminando con attenzione il provvedimento, è facile rendersi conto che le eccezioni sono significativamente numerose. Un esempio? La pubblicità di aziende o di brand continueranno a essere permesse, anche se non gli sarà possibile pubblicizzare direttamente uno dei loro prodotti. Un marchio che, come nel caso di Mc Donald, è normalmente associato a pessime abitudini alimentari potrà proseguire a fare pubblicità, purché non nomini i prodotti messi al bando.
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