Impettite, ben pettinate e col sorriso smagliante: mettersi in posa per una foto ricordo ai nostri tempi, era un rito, un momento solenne che non andava sprecato per immortalare in una sola immagine la gita al lago, le vacanze al mare o il compleanno. Una parentesi, all’interno di quella che era un’occasione speciale, da ricordare.
Anche se non erano i tempi di Daguerre e dei suoi prototipi fotografici, nella nostra infanzia avevi un numero limitato di scatti a disposizione (quanti il rullino te ne concedeva) e, guai, a spreacarne. Oggi, cellulari e tablet con le nostre fotocamere sempre più moderne, sofisticate e le memorie in continua espansione abbiamo migliaia e migliaia di scatti da fare in ogni momento: al parco, al supermercato, in auto, in ascensore e alla fermata del bus che si aggiungono ai momenti indimenticabili (battesimi, compleanni, feste, comunioni, matrimoni, vacanze,…)
Il rischio, come sempre più studi stanno dimostrando a proposito, è di perdersi la magia del momento, il sapore unico che ogni attimo – più o meno importante – lascia nella nostra memoria, confidando di avere un supporto (la fotocamera del cellulare) che supplisca alla nostra carenza. E così, intente a inquadrare la scena, a immortalare l’immagine sul cellulare, questa non si fissa nella nostra memoria e rischia di lasciarci più poveri di ricordi di quanto noi crediamo.
E non sottovalutiamo l’importanza di rivedere, sfogliare e perdere pomeriggi interi con le fotografie stampate e conservate in un classico album: quella che pare essere l’immagine di un focolare domestico d’altri tempi contribuisce a cementare e ravvivare i ricordi ben più degli organizzati e sconfinati, ma alquanto asettici e impersonali archivi digitali.
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