Il litigio è una parte imprescindibile della vita, è un momento di scontro ma anche di confronto e se gestito e trasmesso ai propri figli secondo modalità adeguate può divenire un ottimo strumento per infondere nei ragazzi un dovuto senso di lealtà e di tolleranza verso il prossimo.
Un momento di conflitto e di dissenso può emergere sin dalla tenera età e un intervento dei genitori è certamente indispensabile al fine di creare dei modelli positivi negli schemi comportamentali dei propri figli a cui attingeranno per risolvere situazioni complesse e contestualmente crescere.
Insegnare il litigio ai bambini: il parere della moderna psicopedagogia
Se fino a qualche anno dominava incontrastata la tendenza a dicotomizzare astrattamente giusto e sbagliato, buono e cattivo “anestetizzando” i bambini e le loro conclusioni, le nuove teorie psicopedagogiche invece riportano al centro del focus i bambini stessi come soggetti in grado di determinare le sorti di un diverbio, se opportunamente guidati, e di convertirlo quindi in un momento di crescita e di analisi.
Questo è il concetto portante della teoria titolata “litigare bene” proposta con fermezza e convinzione dallo psicopedagogista piacentino, il dottore Daniele Novara. Ciò che questo studioso dell’educazione infantile sta cercando di comunicare agli adulti è che è la nostra società è in evoluzione e gli accadimenti dei tempi moderni che hanno riempito le cronache di episodi di cyberbullismo, violenza e tendenza all’odio generalizzato devono fungere da segnale di allerta, qualcosa evidentemente nell’educazione dei propri figli non ha funzionato ed urge resettare i parametri che governano la condivisione e la convivenza.
Occorre rinunciare ad emettere sentenze, a professare moralismi dogmatici e a propinare soluzioni preconfezionate che tendono ad astrattizzare la realtà più che a darle un risvolto concreto.
I litigi in altre parole devono essere ricontestualizzati, è necessario capire, scavare e riportare alla luce i motivi da cui sono scaturiti.
Litigare bene: dinamiche e risultato
Solo emergendo da un limbo fatto di giudizi e preconcetti potranno delinearsi le parti e le rispettive posizioni ed emozioni e quindi tentare di stabilire una sorta di compensazione dei reciproci interessi.
Rispettando tutte le ragioni delle parti litiganti si potrà più facilmente instillare nei bambini di oggi adulti di domani il principio della “rinuncia attiva”, ovvero quel criterio secondo cui fare un passo indietro non significa perdere o subire ma creare un terreno fertile allo scopo di ottenere altro dove altro sta ad indicare la risoluzione dell’alterco, la comprensione, la tolleranza, il rispetto delle parti.
Il risultato consequenziale del litigare in modo per così dire sano è l‘aumento della consapevolezza e della auto-valutazione dei propri limiti in un senso di superamento degli stessi. In definitiva, vivere il litigio tempra il carattere ed è una leva motivante ad essere più forti e più felici.
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