Arriva dalla Danimarca una notizia che sta già facendo discutere. In un anno sono nati solo 18 bambini con sindrome di Down. La causa? Gli screening prenatali e la decisione dei genitori di non mettere al mondo nascituri con la trisomia 21.
Danimarca: il programma di screening neonatale gratuito
Nel 2004 in Danimarca ha preso il via un programma particolare. Il governo ha disposto un servizio di screening gratuito per le donne incinte, che nelle intenzioni doveva monitorare il feto per rilevare eventuali anomalie congenite.
Tra queste, soprattutto tra le donne con età superiore ai 35-40 anni, la celebre ‘trisomia 21′ è senza dubbio quella più temuta.
I feti affetti da questa malformazione genetica, che mostrano un cromosoma in più nella coppia ’21’, nascono con la sindrome di Down.
A quel punto la decisione della donna, seppur legittima e sofferta, in genere prevede l’aborto.
Proprio qui sta la polemica, dato che nel corso di 15 anni i nati con tale sindrome sono quasi scomparsi.
Nel 2019 ne sono stati fatti nascere appena 18.
A commentare le critiche sono intervenuti più volte i rappresentanti del servizio nazionale danese, in ultimo l’ambasciatrice per l’Irlanda, Carsten Sondergaard. L’ambasciatrice, nel 2017, ha dovuto specificare che l’obiettivo del governo danese non è quello di combattere tale sindrome e chi ne è affetto.
Le critiche alla scelta di abortire e il caso dell’Islanda
A sollevare le maggiori obiezioni sono stati i dati ufficiali sulla situazione diffusi nel 2015 dal Cytogenisk Central register.
Secondo questo centro di ricerca, appena il 2% delle donne che scopriva di portare in grembo un futuro bambino Down decideva di non interrompere la gravidanza.
La stessa cosa accade in Islanda, dove praticamente tutte le donne incinte alle quali viene diagnosticata la sindrome di Down nel feto abortiscono.
Gli unici bambini nati sarebbero quelli per i quali il test non si è rilevato abbastanza sensibile da diagnosticare la trisomia.
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