Le donne italiane riscontrano sempre più difficoltà nel conciliare la famiglia con il lavoro. Questa sarebbe una delle motivazione per cui in Italia si diventerebbe mamme ad un’età più adulta rispetto alle donne che vivono in altri stati europei. Il dato emerge da uno studio condotto dall’organizzazione Save the Children.
Ad aggravare questa condizione, inoltre, si aggiungerebbe lo scarso sostegno statale per le donne in gravidanza e l’assenza di iniziative volte ad aiutare le lavoratrici che decidono di avere un bambino. Save the Children, dal suo canto, non cessa di promuovere diversi progetti presso i reparti di maternità dei maggiori ospedali italiani.
Mamme sempre meno giovani in Italia
Secondo la classifica stilata da Save the Children, le mamme italiane sarebbero al primo posto per quanto riguarda l’anzianità al parto a confronto con le statistiche europee.
Infatti, in Italia si diventa mamma mediamente all’età di 31 anni. Si abbassa ulteriormente il tasso di natalità, rispetto agli anni passati: le mamme italiane danno alla luce sempre meno figli e non hanno aiuti concreti e sostegni durante la fase di maternità.
Le lavoratrici italiane non possono contare su servizi per la prima infanzia e per i nuovi nati non ci sono efficaci piani di sostegno. Le neo mamme si ritrovano in completa solitudine nel contemperare impegni di lavoro con le incombenze familiari.
La situazione odierna ha battuto il record che si era registrato già nel corso del 2009, quando il numero medio di figli per ciascuna donna era pari a 1,46. L’abbassamento del tasso di fecondità va contrastato con maggiori servizi educativi per la prima infanzia e miglioramenti strutturali soprattutto al sud.
Mamme sempre più vecchie e differenze fra nord e sud
Secondo lo studio condotto da Save the Children, organizzazione mondiale impegnata nella protezione dei bambini, emergerebbero importanti differenze anche fra le mamme del Nord Italia rispetto a quelle che vivono al Sud.
Quest’ultime sarebbero maggiormente colpite dalla carenza di servizi volti al sostegno durante la gravidanza. Le regioni che invece non hanno registrato significativi cambiamenti sulle nascite e sui servizi all’infanzia sono la Valle d’Aosta, l’Emilia Romagna il Friuli Venezia Giulia e il Piemonte.
Lo studio, come ha precisato Save the Children, non vuole essere solo una mera raccolta di dati statistici, bensì l’occasione per sensibilizzare le istituzioni ad incrementare i servizi destinati alle mamme che lavorano e che desiderano mettere al mondo un figlio.
Intanto, in 8 strutture ospedaliere italiane, da nord a sud, Save the Children sostiene le neo mamme fornendo supporto e consigli. L’iniziativa, denominata Fiocchi in Ospedale, è stata affincata all’apertura di Spazi Mamma al fine di prevenire la carenza educativa infantile.
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Sarà anche così. Ma affibbiare della “vecchia” ad una donna di 30 o 40 anni mi sembra un po’ fuori luogo. Detto ciò, rispetto al fatto che si fanno meno figli e più tardi, sicuramente ci saranno anche tutte le motivazioni che avete riportato, non metto in dubbio (per quanto io le ritengo alibi). Credo però che la scelta di fare figli più tardi o di non farli affatto non sia riconducibile sono alle condizioni lavorative o di scarsi servizi che effettivamente sono pessime. Penso invece, e bisogna anche avere il coraggio di dirlo, che a volte si sceglie, più o meno consapevolmente, di non fare un figlio o di farlo tardi perché molto semplicemente non è l’unica prospettiva che ci si da, a differenza di una volta. Chiamatelo egoismo, ma personalmente la chiamo emancipazione. Diventare mamma è una delle possibili opportunità che si hanno e, per fortuna, non è più solo l’unica (Parola di mamma diventata tale a 45 anni). In questo non ci vedo nulla di sbagliato, non bisogna fare figli per forza e non deve essere un destino ineludibile. Poi è vero. Farli tardi è purtroppo spesso molto difficile e non sempre ci si riesce. Ci sono moltissime persone che lo desiderano molto ma hanno difficoltà “fisiche” che lo impediscono. Su questo c’è molta disinformazione e pochissimo sostegno da parte delle istituzioni e purtroppo tanta sofferenza nelle coppie che non riescono. Fare un figlio non è processo fisiologico cosi’ banale. Bisognerebbe occuparsi di più di chi un figlio lo vuole nonostante le difficoltà. Allora si che i dati aumenterebbero comunque.