Una delle note dolenti che riguardano la scuola italiana, che sta per riaprire i battenti a metà settembre, riguarda l’incertezza sugli insegnanti di sostegno, un problema che si sta riproponendo da anni per le famiglie degli alunni disabili.
Il problema più diffuso è che gli insegnanti cambiano di anno in anno e spesso poco motivati e preparati.
Pochi docenti specializzati e precari
Come succede purtroppo ogni anno, le croniche carenze di organico vengono risolte con l’inserimento di personale “tappabuchi” e in alcuni casi gli alunni, nei 15 anni del percorso scolastico hanno avuto fino a 13 insegnanti diversi.
Va fatto notare inoltre che le disabilità sono molto diverse tra loro, ad esempio intellettive, motorie o neuromotorie, e quando fortunatamente si trovano degli insegnanti in gamba, c’è comunque l’alto rischio percentuale di non averli più l’anno scolastico successivo.
L’Anief, uno dei sindacati degli insegnanti, è intervenuto in questa situazione dando ragione alle famiglie esasperate, indicando nella burocrazia la causa del malumore. Gli insegnanti di sostegno sono pochi e, secondo l’Anief, vengono gestiti nel modo sbagliato, con un’organizzazione che presenta molte lacune e con il grande problema della precarietà degli insegnanti, che ogni anno vengono licenziati e successivamente riassunti poco prima dell’inizio dell’anno scolastico o, in alcuni casi, anche in autunno.
Questo fatto comporta quindi molti cambiamenti calpestando la continuità didattica che è uno dei principi che dovrebbero tutelati nelle scuole.
Situazione insegnanti di sostegno al limite
Per questo negli anni scorsi sono state denunciate molte situazioni al limite e alcuni genitori si sono rivolti, chiedendo assistenza, anche direttamente al Presidente della Repubblica. Secondo i dati riportati lo scorso anno da Anief, purtroppo nel corso degli ultimi 10 anni, il numero degli alunni disabili è in aumento e nelle scuole italiane si è passati da una percentuale del 2% ad una del 4%, senza che da parte dello Stato siano stati presi i provvedimenti necessari.
Le specializzazioni sono state veramente insufficienti e in molti casi i docenti hanno avuto una “cattedra in deroga”, con nomine di supplenti che hanno raggiunto il numero di circa 70mila in un anno. Se si confronta questo numero con quello dei posti in organico “di diritto” si vede che viene avviata una vera e propria girandola di docenti di sostegno “precari” con grave danno nei confronti degli alunni, sia dal punto di vista formativo che da quello psicologico.
Nel corso degli anni si sono moltiplicati gli esempi di insegnanti che non sono riusciti, per problemi di costo, oppure di requisiti, a prendere parte a questi corsi, così come quelli di famiglie che hanno protestato contro questa situazione senza ottenere nessuna risposta. Un altro problema è quello dell’improvvisazione, quando gli insegnanti non riescono a dare l’assistenza necessaria, ed in alcuni casi sono trattati da “insegnanti di serie b” da parte degli altri.
Le dichiarazioni di Valditara e i provvedimenti previsti
Le recenti dichiarazioni del Ministro Giuseppe Valditara vanno verso un collocamento “in pianta organica”, dei precari, attualmente con cattedre “in deroga”. Un collocamento che dovrebbe avvenire nei prossimi anni e sul quale ha espresso il proprio parere favorevole anche l’Anief.
Così la replica è arrivata da parte di Marcello Pacifico, Presidente del sindacato, che ha sottolineato come queste dichiarazioni vadano nella direzione giusta in quanto tutelano i diritti degli studenti e delle famiglie con figli disabili. Potrebbe essere la svolta che da tanti anni è attesa e che ha visto gli istituti scolastici insistere sulla linea del collocamento con “supplenza”, che consente di risparmiare sullo stipendio degli insegnanti per i 2 mesi estivi, ma nello stesso tempo, non rendendo stabile il personale, causa gravi problemi soprattutto ad alunni e famiglie.
Inoltre in molti casi il personale docente che viene impiegato non ha nemmeno conseguito la specializzazione necessaria. Nello stesso tempo il sindacato continua a portare avanti una iniziativa, chiamata “Sostegno: Non un’ora di meno!”, tesa all’attivazione di tutti i posti che le varie scuole hanno richiesto agli Uffici scolastici territoriali. In alcuni casi gli insegnanti potranno anche fare ricorso al tar del Lazio per poter accedere direttamente ai corsi di specializzazione.
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