In questa società moderna dove il “diritto alla libertà” sembra regnare sovrano, tanto che le regole, anche del buonsenso, talvolta vengono messe in discussione, spesso i genitori, credendo di lasciare al figlio libertà di scelta, caricano sulle sue fragili spalle decisioni troppo gravose.
Come fare, quindi, ad insegnare l’autonomia senza danneggiarlo?
Insegnare l’autonomia: il modo giusto di decidere
Se è vero che Maria Montessori ha gettato le basi per un metodo educativo che sviluppi l’autonomia del bambino, non si possono demandare a lui tutte le decisioni. Ad esempio, non possiamo far scegliere a nostro figlio dove andremo in vacanza, dove andare a vivere o quale casa comprare.
Tornando più sul quotidiano, non è giusto neanche chiedergli un generico “Come ti vuoi vestire?” o “Cosa vuoi per cena?“, aspettandoci una risposta sensata. Una prima scelta deve essere fatta da noi genitori, che dobbiamo proporre al bambino, ad esempio, due cibi o due vestiti adatti, e poi lasciare a lui la scelta su quello che preferisce.
Specialmente coi bambini più piccoli, in particolare quelli di due o tre anni, offrire troppe possibilità di scelta potrebbe generare confusione e si otterrebbe l’effetto opposto a quello desiderato.
Autonomia vuol dire anche grande responsabilità
Man mano che i bimbi crescono, è opportuno che noi genitori li accompagniamo nel loro cammino verso l’indipendenza sempre tenendoli per mano, lasciando loro, questo sì, la capacità di prendere decisioni, ma queste decisioni devono essere “alla loro portata”.
Lasciare al bambino la responsabilità di prendere decisioni troppo grandi per lui, potrebbe scatenare confusione, angoscia, smarrimento. O, al contrario, farlo sentire onnipotente, al di sopra di qualsiasi regola.
Insomma, per crescere persone equilibrate, l’autonomia decisionale deve andare di pari passo con la chiarezza e il rispetto delle regole. Se questo non accade forse ci si dovrebbe fare un bell’esame di coscienza, e chiedersi se non si stiano scaricando le proprie responsabilità di genitore addosso ai figli.
Che, ricordiamocelo, sono ancora dei bambini.
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