Una Sleep Coach o Consulente della Nanna è la persona che può aiutare le mamme a risolvere eventuali problemi di sonno soprattutto quando i figli hanno dai 6 mesi ai 5 anni. Il supporto della Sleep Coach può anche essere di grande aiuto nel momento del parto in modo “delicato” cioè rispettando sempre l’allattamento; questo supporto consiste nel dare le basi importanti del sonno, così sai già come affrontare i numerosi risvegli fisiologici.
Quando è il momento giusto per chiamare una Sleep Coach? Semplicemente se non stai riposando come dovresti o se far addormentare il bambino è diventato difficile o stressante.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Alexis Granelli, consulente del sonno infantile che trovate su Instagram come dolcevia_parenting e sulla sua pagina Facebook.
Quali sono le occasioni in cui viene maggiormente coinvolta e i problemi più diffusi tra le mamme legati al sonno dei bambini?
Sicuramente il primo motivo per cui vengo chiamata dalle mamme è perché stanno lottando con l’allattamento al seno e il bambino è soggetto a risvegli multipli durante la notte. Il secondo grande problema è che ci vuole ci vuole spesso molto tempo per far addormentare il bambino (cullandolo, camminando con lui/lei, coccolandolo) e quando capita che il bambino si risveglia il genitore è troppo esausto per cominciare tutto da capo.
Coliche e insonnia. Molte mamme trascorrono notti insonni nei primi mesi alle prese con pianti ininterrotti e urla disperate. Tutti ripetono loro che si tratta di coliche. Secondo lei esistono e sono davvero quelle la causa della difficoltà ad addormentarsi dei neonati?
Questo è un argomento di grande importanza. Il termine “colica” è ormai troppo abusato. Possiamo utilizzare la “regola del 3” per classificare il problema come “colica”: se il bambino piange per almeno 3 ore al giorno, 3 giorni alla settimana, se il pianto è di solito nel tardo pomeriggio e infine se il bambino non si calma in nessun modo e sembra che stia soffrendo. Certamente ci sono molti bambini che soffrono di coliche e questo crea molte difficoltà per i genitori soprattutto quando raggiungono il picco massimo tra le 6-12 settimane. La cosa più importante se un bambino soffre di coliche è di cercare in tutti modi di evitare il pianto (più piange, più ingoia aria e quindi piange di più e così via). Validi aiuti sono i fermenti lattici e anche la fasciatura. Anche se non soffrono di coliche il risveglio dei bambini è MOLTO frequente e è normale che abbiano bisogno delle presenza del genitori per aiutarli a riaddormentarsi.
Rimanere calme per calmare. Spesso è difficile far addormentare un bambino quando si è stanche e nervose e alle mamme capita, soprattutto a fine giornata. Ha qualche consiglio per “calmare” le mamme e creare un clima adatto alla nanna?
Oggi i genitori hanno così tanto da fare tra il lavoro, la casa ed essere presenti per i figli, può essere molto difficile avere la calma e la pazienza necessarie per aiutare i bambini ad addormentarsi pacificamente e rapidamente. Se aggiungi il fatto che il genitore sa già che il bambino si sveglierà tutta la notte etc.. può rivelarsi ancora più difficile “rimanere calmi”.
Consiglio sempre di procedere per piccoli passi e ricordare che i bambini hanno bisogno di tempo di qualità con te (qualità è più importante di quantità) quindi senza telefoni e facendo quello che vogliono loro. Anche 20 minuti bastano, ma totalmente dedicati a loro. Vedremo subito che non appena loro sono più rilassati lo siamo anche noi. Sembra un consiglio scontato e banale e invece al giorno d’oggi per rimanere calmi bisogna trovare anche tempo per noi stessi. E qui entra in gioco un altro elemento fondamentale: fare qualcosa per noi stesse, andando a fare una manicure, prendere un caffè con un’amica, una passeggiata o qualunque cosa che ci permetta di staccare e pensare a noi stesse!
Perché è così difficile per alcuni bambini lasciarsi andare al sonno e sembrano cercare di resistere con tutte le loro forze anche quando sono oggettivamente stanchi?
Questo ha a che fare con due fattori. Il più importante è il tempismo. Mettere i bambini a dormire quando sono stanchi ma non TROPPO stanchi è fondamentale. Quando un bambino diventa troppo stanco, il suo corpo si riempie di cortisolo (l’ormone dello stress), e può metterci molto più tempo ad addormentarsi. Quindi la chiave è stanchi ma non troppo stanchi. Il secondo fattore è il carattere del bambino: alcuni bambini fanno molta fatica ad addormentarsi perché sono estremamente curiosi, svegli e hanno una forte personalità e quindi “combattono” naturalmente il sonno perché preferirebbero fare qualcos’altro. Paradossalmente sono proprio questi i bambini che hanno bisogno di dormire di più.
I pisolini durante il giorno. Quanti e quando? E’ giusto far dormire il bambino quando ha sonno anche in orari inconsueti?
I pisolini sono una parte importantissima del dormire bene durante la notte. Come ho appena detto se un bambino si addormenta troppo stanco avrà più problemi ad addormentarsi, a dormire tutta la notte e si sveglierà la mattina presto. È sempre meglio fare anche un breve pisolino piuttosto che nessuno.
Melatonina &Co. Suggerisce degli aiuti “esterni” in caso di situazioni disperate?
La melatonina può essere molto utile ad esempio nei casi in cui un bambino soffre il fuso orario o alcuni problemi fisiologici (parla sempre con il medico prima di usarlo). Tuttavia è preferibile evitare il lungo termine quando si tratta di bambini perché non ci sono abbastanza ricerche sugli effetti di questo ormone. Ma soprattutto è importante tenere in mente che la melatonina può aiutare un bambino a addormentarsi più velocemente ma non lo aiuterà a dormire tutta la notte. Usare la melatonina per correggere i risvegli notturni è come trattare i sintomi del problema ma non la causa. Il mio lavoro come Sleep Coach è di trattare la causa del problema in modo che non di ripresenti.
Come comportarsi con i risvegli notturni (anche lunghi) per dare continuità al sonno?
Questa è una domanda piuttosto complessa perché ci sono diverse risposte a seconda dell’età del bambino. Sicuramente la cosa più importante da fare e la chiave del successo con il coaching è la coerenza e la regolarità. Ad esempio, se il bambino si sveglia e piange, bisogna rispondere costantemente allo stesso modo. Facciamo un esempio: una volta cercare di non farlo piangere, una volta dargli il latte, una volta prenderlo in braccio, etc… L’importante è scegliere di fare solo una cosa. Questo non risolverà il problema, ma almeno creerà meno confusione fino a quando non si troverà una buona soluzione.
E’ corretto che il bambino abbia una sola figura di riferimento per la nanna?
Credo davvero che sia importante insegnare ai bambini ad addormentarsi con chiunque (mamma, papà, nonni ecc.). Non credo che dovrebbe essere responsabilità di una sola persona. Il fatto che il bambino impari a addormentarsi deve dipendere dalla routine e non da un individuo specifico.
Se invece al contrario il bambino si addormenta facilmente con nonni, zii e papà (ecc.) e non ne vuole sapere di dormire con la mamma dove cercare la causa e la soluzione?
Questo accade molto spesso quando i bambini sono all’asilo. Si addormentano facilmente e indipendentemente ma a casa ci vogliono ore. I bambini saranno sempre i più “difficili” con le persone di cui si fidano di più. Cosa fare quindi? La cosa più importante è rimanere calmi, spiegare loro che è tutto a posto e è il momento di dormire e attenersi alla stessa routine, mantenere le stesse ore e essere fermi ma comprensivi.
È giusto far dormire il bambino in mezzo ai genitori? A quanti mesi/anni sarebbe idoneo abituarlo a dormire nel suo lettino?
Per motivi di sicurezza, l’organizzazione mondiale della sanità raccomanda di far dormire i bambini nella stessa stanza dei genitori, ma non nello stesso letto, per i primi 6 mesi di vita. Trascorsi i 6 mesi non mi stancherò mai di ripetere che finché tutti sono riposati e felici (sia genitori che figli) si può continuare a dormire insieme e fare ciò che si preferisce! Diventa invece un errore quando si fa questa scelta perché non si sa come farli dormire nel loro letto.
Dicono che i risvegli sono normali e fisiologici fino ai 3 anni, non è meglio aspettare per fare un sleep coaching? Primo o poi dormirà, non?
È vero che in quei primi tre anni di vita il sonno viene interrotto da così tanti fattori (denti, influenza, viaggi, etc..) e quindi i momenti in cui un bambino si sveglia di notte ci saranno sempre. Bisogna però sottolineare che c’è una grande differenza tra un bambino che ha il sonno perturbato per un paio di giorni e un bambino che non dorme mai tutta la notte. Non è “normale” che un bambino e di conseguenza i genitori non dormono bene per la gran parte del tempo.
Esiste uno sleep coaching “senza lacrime”?
Purtroppo no. Il pianto è il loro modo per comunicare qualcosa. I bambini piangono per tanti motivi ma soprattutto quando sono frustrati e prima di imparare a parlare. La cosa importante è che il bambino non venga lasciato da solo a piangere, il famoso “Cry-it-out”. La mia opinione è che i bambini vanno accompagnati mentre imparano ad addormentarsi da soli, per questo definisco il mio metodo “dolce”. I genitori rimangono vicini al loro bambino e possono accarezzarlo e parlargli mentre gli insegnano ad addormentarsi in autonomia.
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