La campagna #IOLOSO scuote il mondo dello sport
Le atlete di tutti gli sport chiedono con forza di vedere riconosciuto il diritto alla maternità. Il caso della pallavolista Lara Lugli che, dopo aver sollecitato il mancato pagamento dell’ultimo mese di stipendio, si è vista recapitare una richiesta di danni da parte del Volley Pordenone per essere rimasta incinta durante il campionato ha indignato il mondo dello sport.
La maternità, un diritto negato per le atlete
Nel mondo dello sport le clausole anti maternità sono implicite nei contratti. La regola di non restare incinta durante i campionati e le gare è perciò nascosta, ma ugualmente umiliante e triste per un settore che dovrebbe promuovere l’individuo e non mortificarlo.
Le atlete che aspettano un bambino infatti perdono troppo spesso il compenso stabilito nel contratto e si vedono annullare benefit e sostegni di ogni tipo.
La vicenda della Lugli ha dato vita ad una campagna di sostegno per le atlete di tutti gli sport. La campagna #IOLOSO promossa dall’Assist, Associazione nazionale atlete, sta scuotendo le fondamenta del mondo dello sport e sta alimentando anche il dibattito politico.
La presidente del Senato, Elisabetta Casellati si è schierata a favore dell’atleta Lugli e di tutte le donne, configurando le clausole tacite antimaternità, come una violenza di genere.
La campagna #IOLOSO per tutelare le atlete
Le atlete stanno sostenendo con forza la campagna di parità nel mondo dello sport. Alla prima partita della finale di Coppa Italia A2 femminile tra Mondovì e Macerata le capitane delle due squadre hanno sorpreso tutti e si sono presentate in campo con un pallone sotto la maglia.
La richiesta di parità nel mondo dello sport per modificare una cultura retrograda ed offensiva è stata promossa da Assist ed è stata ascoltata da molte sportive.
Tra queste le pallavoliste Jenny Barazza e Lucia Bosetti ma anche Tania Di Mario, ex pallanuotista e medaglia d’oro ai giochi olimpici di Atene nel 2004 e Francesca Zara, preparatore sportivo ed ex cestista che ha giocato in diversi campionati europei.
Sono sempre più numerose le atlete che stanno postando ed inviando una foto di protesta alla casella di posta di Assist, associazoneatlete@gmail.com. Non è mancato anche il sostegno di diversi atleti maschi, insieme per cambiare una cultura che discrimina le donne.
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