L’effetto della visione di immagini violente nei bambini

Che effetti può provocare la visione di immagini violente nei bambini?

Il parere della Psicoterapeuta.

Non di rado nella mia esperienza professionale incontro genitori che mi raccontano incubi notturni, paure apparentemente immotivate, difficoltà ad addormentarsi, enuresi, comportamenti anomali dei propri bambini.

Nell’esplorazione del problema, un focus viene dedicato al rapporto del bambino con gli strumenti tecnologici come smartphone, tv, tablet; sovente esiste una connessione tra il disagio del bambino e l’esposizione ricorrente ad immagine cruente proiettate sugli schermi.

È difficile essere genitori, oggi ancora di più.

Bambini e Tecnologia : un rapporto complicato

Uno dei fenomeni con cui ci si confronta quotidianamente e su cui ci si interroga è il rapporto dei propri figli piccoli con gli strumenti tecnologici.

In particolare, ci soffermeremo in queste righe sugli effetti che l’esposizione a immagini violente può provocare nel bambino.

Forniremo alcuni input di riflessione e suggerimenti per prevenire disagi psicologici ed emotivi.

Gli strumenti tecnologici non sono da demonizzare, né è possibile immaginare di crescere un figlio, privandolo completamente del loro utilizzo, alienandolo da una società che usa sempre di più il veicolo tecnologico come fonte comunicativa.

Sono strumenti che possono avere dei vantaggi, ma anche dei rischi su cui è importante soffermarsi.

Un bambino non possiede la stessa capacità di comprensione degli eventi dell’adulto e facilmente confonde e sovrappone il confine tra realtà e fantasia.

Analogamente, un bambino non riesce ancora a compiere il processo di mentalizzazione, a dare un significato ai propri sentimenti, al proprio stato psicofisico. Per tale ragione può essere molto frustrante pretendere dal bambino una spiegazione su un suo turbamento emotivo.

Inoltre, per i bambini esiste un “apprendimento per imitazione“, “l’acquisizione di modelli” da perseguire e riproporre.

L’esposizione ripetuta ad immagini violente in solitudine può provocare nel bambino disagi e reazioni psicofisiche, tra cui: ansia, paura, insonnia, eccitazione, irritabilità, tachicardia, sudorazione ecc..

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Quali sono i principali rischi?

  • Normalizzare comportamenti violenti: de-sensibilizzare il bambino verso la gravità della violenza;
  • Imitare comportamenti violenti;
  • Non saper distinguere la finzione dalla realtà, sperimentando paura, agitazione e disagio.
  • Sviluppare gradualmente difficoltà relazionali ed isolamento.

Alcuni suggerimenti per i genitori..

Il contesto in cui avvengono eventuali visioni di contenuti violenti è un elemento fondamentale, che incide su potenziali conseguenze negative.

Il genitore è il mediatore tra il bambino e la realtà, è colui che aiuta il bambino ad attribuire significati alle esperienze, trasmette valori, insegnamenti e limiti.

Un bambino ancora non possiede un’autoregolazione dei propri stati emotivi, necessita di un modulatore e contenitore emotivo adulto, che lo accompagni nella scoperta e nell’espressione delle emozioni.

È fondamentale che il genitore sia affianco al bambino durante la trasmissione di contenuti crudi, avendo il compito di spiegare e depotenziare le immagini, dialogando con il bambino e rassicurandolo.

Uso della tecnologia sì, ma monitorato

Purtroppo, spesso i genitori hanno dei ritmi quotidiani sovraccaricanti e lo strumento tecnologico diviene un mezzo con cui tenere occupati i bambini, mentre ci si dedica ad altro, trascurando talvolta il contenuto oggetto di visualizzazione.

Si può comprendere che in alcuni momenti possa essere una risorsa ed un aiuto ma è fondamentale che si educhi il bambino ad altre attività, coinvolgendosi con lui, recuperando entusiasmo per momenti relazionali preziosi, non sostituibili da nessuno strumento digitale, come la lettura di una fiaba, il gioco delle costruzioni ecc..

È quindi fondamentale che:

  • Le attività che il bambino svolge con strumenti tecnologici siano monitorate da un adulto per prevenire l’esposizione a contenuti violenti;
  • Il tempo dedicato dal bambino all’uso di dispositivi tecnologici sia quotidianamente scandito da un limite fisso definito dai genitori;
  • La visione di eventuali contenuti violenti sia poco frequente e avvenga in presenza di un adulto;
  • Coinvolgere il bambino in attività e giochi manuali, di fantasia;
  • Si garantiscano al bambino attività quotidiane di socializzazione all’esterno con altri coetanei;
  • L’utilizzo di strumenti tecnologici non interferisca con momenti familiari relazionali, come i pasti.

Chiaramente, l’età del bambino fa la differenza ma l’educazione alla non violenza dove rimanere un monito durante l’intera crescita dei propri figli, ancor di più nei tempi odierni, in cui le notizie quotidiane sono costantemente colorate dalla cronaca nera di tragedie disumane.

L’utilizzo di strumenti tecnologici da parte del bambino può quindi costituire una risorsa solo se attentamente monitorato, nei tempi, nella gradualità e nei contenuti; se avviene all’interno di una relazione di accudimento e se non si trasforma in un canale di isolamento e alienazione.

A cura della Dott.ssa Giulia Gregorini

Psicologa – Psicoterapeuta

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