Proprio ieri ho chiesto a mio figlio cosa vuole fare da grande e lui senza pensarci troppo mi ha risposto che vuole diventare un calciatore.
Anzi, un campione. Ha detto proprio così: “Mamma, voglio diventare un campione” ha detto. E a me è venuto da domandarmi se a questo punto non avessi fatto l’errore di non soffermarmi abbastanza sul valore delle piccole cose. Insieme a lui, intendo.
Sono una donna ambiziosa, a livello professionale, ma come mamma sono divisa su questo argomento. Non mi piace raccontare a mio figlio che va bene anche accontentarsi, perché non sarei onesta.
Perché a me accontentarmi non è mai piaciuto.
Però vorrei che crescesse con la consapevolezza che a volte è necessario accontentarsi, mentre altre volte dovrà ringraziare per quello che lui stesso ha considerato un contentino, perché capiterà di fallire. Cadrà e si rialzerà e poi cadrà di nuovo, come tutti.
Ecco, io vorrei prepararlo al fallimento facendogli capire che è insito nel successo (qualsiasi cosa successo voglia dire), senza distoglierlo però dai suoi obiettivi. Quello che vorrei capisse è il valore del lavoro, del sacrificio, quando si crede in qualcosa, senza mai perdere di vista quella che per me è la prima tra tutte le verità.
Se puoi sognarlo, non significa che puoi farlo.
Però puoi crearti dei sogni su misura e per farlo bisogna dare il giusto valore a tutto quello che abbiamo. A partire dalle piccole cose.
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