In Ghana, presso un sobborgo della capitale, sono presenti tonnellate di rifiuti tecnologici che ogni giorno vengono bruciati da donne e bambini che operano per vendere qualche pezzo di metallo nella speranza di una vita migliore.
Agbogbloshie: rifiuti elettronici inquinanti e nocivi
A nord-ovest della capitale ghanese si trova il sito di Agbogbloshie, un agglomerato urbano famoso per essere sede di un enorme cumulo di rifiuti elettronici provenienti dai Paesi occidentali. Questi giungono sul posto spesso attraverso mezzi illegali e sono causa di un inquinamento non indifferente: il suolo qui assorbe grandi quantità di metalli pesanti altamente dannosi per la salute.
Le sostanze rilasciate sono pericolose non solo per l’ambiente ma soprattutto per le donne e i bambini che lavorano ad Agbogbloshie. Queste hanno trasformato il sito di rifiuti in un centro per la raccolta di materia riciclata (principalmente metallo) con la speranza di ottenere guadagni e donare alle proprie famiglie una vita migliore.
Lo sfruttamento di donne e bambine nel sito di Agbogbloshie
Sul luogo lavorano donne di tutte le età, dalle bambine alle signore più anziane. Molte sono mamme che svolgono i loro compiti con i propri figli in braccio. Ognuno ha una sua specifica mansione. Le bambine più piccole si occupano di bruciare la plastica che compone gli schermi dei computer. In questo modo liberano i metalli, i quali vengono poi raccolti allo scopo di essere venduti successivamente. Vi sono poi le ragazzine più grandi che si occupano delle zone piene di cavi e fili elettrici, mentre le signore anziane distribuiscono acqua e bucce d’arancia.
Ogni giorno queste donne lavorano anche per 12 ore consecutive, guadagnando in tutto il tempo solo 1 dollaro e 30! In più non hanno alcuna garanzia o protezione e sono esposte a rischi enormi. Le sostanze nocive rilasciate dai rifiuti sono molto pericolose soprattutto per i bambini, intaccando il sistema nervoso centrale e l’apparato riproduttore. La situazione è molto difficile e il contatto con tali materiali non si limita solo alle ore trascorse sul sito: al ritorno a casa ci si ritrova in mezzo al fumo nero degli scarti bruciati.
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