Lo smart working è davvero smart? Se lo chiedono due papà, in un post che sta facendo discutere.
Due “papà per scelta” animano la discussione sul web parlando di smart working. Cercano come possono, di fare fronte agli impegni di lavoro mentre i figli chiedono aiuto nel fare le divisioni o semplicemente vogliono giocare. Una vita tutt’altro che smart!
Due genitori alle prese con lo smart working
Carlo Tumino e Christian De Florio sono entrambi papà di Sebastian e Julian, due gemellini di quattro anni avuti con la maternità surrogata.
I due papà sono piuttosto attivi sul web, dove dalla pagina Facebook “Papà per scelta” discutono di tutto con autoironia, a dispetto di qualche commento discriminatorio da parte di chi non condivide la loro scelta di essere padri all’interno di una famiglia non tradizionale.
Qualche giorno fa hanno aperto uno squarcio sulla loro vita quotidiana in casa con i figli. Carlo e Christian infatti sono in smart working e condividono con i tanti che li seguono la loro esperienza tra una pasta di sale, le divisioni in colonna, le telefonate con il capo e le molte conference call che animano la loro vita famigliare.
Lo smart working che smart non è
I due papà si chiedono quali siano le caratteristiche reali di un lavoro da casa.
L’impegno lavorativo sembra non avere mai fine, la presunta agilità dello smart working si sta concretizzando, per loro come per molti, in “STARTworking, perché sai quando inizi, ma non sai quando finisci”.
Carlo e Christian sottolineano anche la questione piuttosto spinosa del doppio impegno lavoro e cura dei figli. I “Papà per scelta”, come amano definirsi, descrivono il loro quotidiano come “HARDworking per tutti quei genitori costretti alla produttività lavorativa da casa, con in più le mansioni di cura e di supporto educativo dei figli”.
I due genitori raccontano che spesso sono costretti a finire il lavoro durante la notte mentre i figli piccoli dormono. Lo smart working pertanto assume i tratti distintivi di un impegno continuo in cui le regole sono piuttosto evanescenti e poco chiare.
Si chiedono ad esempio, cosa accade se cadono e si rompono una gamba mentre sono in casa a lavorare e l’incidente avviene mentre soccorrono il proprio figlio. Ci sono gli estremi per definirlo un infortunio sul lavoro? Ciò che è certo è che l’homeworking sfinisce e impegna senza soluzione di continuità, anche se lo chiamiamo smart.
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