Continuava ad imboccarlo nonostante risputasse tutto.
Ogni giorno la stessa scena.
Con pazienza gli metteva il bavaglino azzurro e provava di nuovo.
Boccone dopo boccone.
Cucchiaino dopo cucchiaino.
Con amore.
Con dedizione.
Ma lui non mangiava.
Rifiutava di deglutire il cibo.
Lo teneva per qualche secondo in bocca e poi lo risputava via.
Schifato.
E poi con le braccia lanciava via il piatto.
Si metteva a piangere.
Ad urlare.
Scuotendo la testa avanti e indietro.
Quella sua testa così grande rispetto al corpo minuto.
Quella sera lei era scoppiata poi a piangere.
Esausta. Impotente.
Non sapeva come fare.
Non sapeva più dove trovare la forza per combattere.
Poi con la pazienza che solo le donne possono avere si era asciugata quella lacrime e si era risieduta.
Era andata a prendere un giocattolo e glielo aveva dato.
Se lo guardava quel gioco come fosse la cosa più incredibile del mondo.
Come se la ringraziasse per quel dono.
Per quella sospensione alla battaglia che conducevano ogni giorno.
Avevano gli stessi occhi loro due.
Blu cenere.
Lo stesso sguardo intenso.
E le venne in mente di quando era lei ad essere imboccata.
Piccolina.
Fragile.
Anche lei sembrava non riuscire a tenersi in piedi per quanto fosse magra.
Anche lei non voleva mangiare.
Anche lei si ribellava.
E poi invece era cresciuta e diventata forte.
Una donna ed una madre piena di energie.
In grado di affrontare la vita.
Di crescere i figli.
E aiutare con quel suo ottimismo gli amici.
E chiunque ne avesse bisogno.
Ma ora era scarica.
Distrutta.
Davanti a lei c’era qualcosa più grande.
Qualcosa che non poteva combattere nonostante ci provasse ogni giorno.
La vecchiaia e l’Alzheimer.
Suo padre era diventato ora come un bambino.
Da accudire. Vestire. Imboccare.
Eppure l’amore.
L’amore per quel padre era intatto e forte come quello per un figlio.
E con coraggio.
Riprese ad imboccarlo.
Il video della settimana