I bambini con la loro ingenuità e semplicità sanno sempre lasciarci di stucco: con la consueta innocenza vedono le cose come stanno e riescono a sbrogliare matasse ingarbugliate come l’amore, la vita o il mondo con laconiche frasi che seguono una brillante logica e un ragionamento così pulito, fatto di una causa e un effetto, davanti al quale rimaniamo senza parole.
Attenti a tutto quello che vedono e che sentono, non faticano a capire che se si schiaccia troppo l’acceleratore si fa un incidente, che se non si mette un bambino nel seggiolino della macchina si fa male: semplice ed immediato è il rapporto di causalità, ben disegnato nella testa dei più piccoli, un po’ meno in quella di noi adulti.
E così, per farci riflettere, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha affidato alla potenza espressiva dei disegni dei bambini la campagna per la sicurezza stradale, “Sulla buona strada”, di quest’anno.
Addio spot “fear appeal”, dove sangue, morte e mutilazioni regnano sullo schermo, ma disegni semplici e stereotipati di vetture che investono un pedone che rimane a terra o di un seggiolino mal agganciato che vola fuori dal veicolo.
Un linguaggio diretto, ma che proprio nella sua essenzialità esercita l’impatto giusto: la sicurezza in strada è una cosa così banale che anche un bambino ne comprende l’importanza. Siamo noi adulti nella nostra smania di voler dimostrare di essere abili piloti in pista o nella perenne morsa del tempo e del ritardo a voler far finta di credere che a un’azione impulsiva e pericolosa non segua un incidente.
In fatto di sicurezza, così come in moltissimi campi della vita e dell’essere, per riappropriarci della realtà delle cose sediamoci e facciamo quattro chiacchiere con i nostri bimbi, sarà la lezione migliore che potremo imparare.
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