Non ho mai voluto così intensamente altro nella vita se non dei figli. Quando mi immaginavo da grande non sapevo che lavoro avrei fatto, dove avrei vissuto e che uomo avrei avuto vicino, sapevo solo che avrei avuto una famiglia secondo i canoni per cui viene comunemente intesa. Uomo, donna, bambini.
Sembrava possibile, sembrava la normalità. Poi l’intoppo… i figli non arrivano e forse non arriveranno mai. E’ stato in quel momento che ho cominciato a dover ripensare tutto da capo. E adesso cosa avrei fatto? A cosa avrei dedicato la mia vita? Il mutuo per la casa, la ricerca del lavoro fisso, i sacrifici, il tempo… che senso avevano? Sembrano domande demodé nel 2019, in realtà la voglia di maternità atavica che invade le donne (non tutte chiaro) se ne infischia della razionalità, dell’indipendenza e dell’emancipazione. Arriva da lontano, è un istinto primordiale che non ti lascia pensare, che ti avviluppa nelle sue spire emozionali e annienta qualunque capacità di progettazione.
Senza pensare che in questo abisso avrei trascinato anche mio marito che, anche se non sembrava disperarsi eccessivamente del fatto, sarebbe stato privato insieme a me di una delle gioie più grandi della vita. Ergo: sensi di colpa.
Mentre vi scrivo mio figlio sta staccando la coda ad un orso di peluche (alla fine, contro ogni pronostico, è arrivato… il figlio, non il peluche s’intende), ma continuo a pensare a quella me senza di lui e a tutte quelle donne che cercano la maternità nel senso più tradizionale del termine o che, non avendo potuto avere figli, la sperimentano diversamente.
Ricordo perfettamente e lucidamente quel periodo in cui tutti mi chiedevano perché non avessi ancora messo in cantiere dei figli, alcuni ingenuamente, altri con il chiaro intento di fare del pettegolezzo analizzando la mia reazione. Ricordo le “amiche” con figli che mi guardavano terrorizzate quando li prendevo in braccio o ci giocavo, così come quel messaggio: “sì ieri siamo uscite per l’aperitivo, ma non ti abbiamo detto niente perché sei l’unica senza figli e ti saresti annoiata”. Eh???????
Che dire degli immancabili “Tu non puoi capire”… eh sì perché se una non ha partorito, notoriamente ha delle limitate capacità di ragionamento e comprensione dei fatti della vita! Quel senso di esclusione dai discorsi delle colleghe/amiche “madri” quando parlavano solo e ininterrottamente dei loro figli. Come se oltre a quello non si potesse parlare di altro o non fossero altro… tipo lavoratrici, mogli, compagne, studentesse, appassionate di… Niente, tutto era fagocitato dal loro essere mamme.
Forse molte di noi sono state madri senza figli in passato, per un periodo breve o lungo non importa, ma lo abbiamo dimenticato, abbiamo dimenticato la sofferenza e il senso di inadeguatezza che forse ci ha perseguitato per un po’. Quelle emozioni andrebbero recuperate quando ci si pone di fronte ad una donna che non ha figli, per scelta o per impossibilità, non importa. Essere madri non è un merito e non assicura nessun merito, tanto meno posizioni di superiorità o una maggiore completezza dell’esser donna.
Ognuna di noi potrebbe essere una madre senza figli. Non diamolo per scontato.
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