Cena fuori in versione casalinga, per rompere la routine e trascorrere una serata diversa dal solito il ristorante è ormai out, molto meglio le mura domestiche: è la nuova tendenza dell’home restaurant, che trasforma le cucine private in piccoli ristoranti d’eccezione.
Come dire, la formula della cena fra amici si allarga a una cena con sconosciuti, per fare quattro chiacchiere e conoscere nuova gente mangiando ciò che hanno preparato i padroni di casa.
Il funzionamento di un home restaurant è semplice: c’è qualcuno che apre la propria casa per accogliere ospiti a pranzo o a cena, dividendo con loro il costo della spesa. Le chiavi del successo sono certamente l’atmosfera familiare e il clima di socialità che quest’esperienza promette di far vivere, il tutto unito a costi spesso molto inferiori rispetto a quelli di un ristorante tradizionale.
Ospiti e padroni di casa entrano in contatto attraverso il web, sfruttando le tante piattaforme dedicate al fenomeno dell’home restaurant. La più grande community italiana a tema è Gnammo.com, dove si può fare una ricerca fra un’ampia rete di home restaurant distribuiti in tutta Italia e trovare quello più vicino a casa. Chi invece vuole una cena casalinga a Roma può visitare il portale www.ceneromane.com.
Mangiar bene e stringere nuove amicizie, con questo motto l’home restaurant conquista curiosi, amanti della socialità e turisti, che possono conoscere più da vicino le tradizioni gastronomiche del posto mangiando in compagnia di una famiglia.
E per venire incontro a studenti e fuorisede con pochi soldi in tasca l’home restaurant può anche farsi molto low cost: succede con Peoplecooks, rete di persone che aprono le porte di casa per dividere il pasto con sconosciuti, al modico prezzo di 6 euro per un primo, un secondo, un frutto e dell’acqua. Inoltre, chiunque può aderire alla rete e diventare un cooker (così si chiama il padrone di casa che accoglie gli ospiti), coniugando la socialità a una piccola fonte di guadagno: non serve certificato HACCP, non si rilascia ricevuta fiscale, e al di sotto dei 5.000 euro annui di guadagno non occorre neppure avere partita iva.
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