Non troppo tempo fa, quando mia figlia aveva un anno, cominciai a fare il giro dei nidi del mio quartiere, per valutare dove iscriverla. Non avendo ancora molte “amiche-mamme” a cui chiedere, non potevo che affidarmi ad una piccola visita e ad un breve colloquio, per capire se fidarmi o meno della struttura e del personale.
Purtroppo, sia per chi sia costretto nell’immediato che per chi può rimandare, scegliere il nido dove lasciare il proprio figlio non è mai una decisione facile. Per i normali e comprensibili sensi di colpa da un lato e per una questione di fiducia, dall’altro.
Negli anni, ne abbiamo sentite di tutti colori, ed in tutta Italia, dai piccolissimi centri alle grandi città. Abbiamo letto e saputo di nidi nei quali i genitori affidavano i propri bimbi, a volte poco più che lattanti, e che, anche dopo anni, si sono ritrovati a subire uno shock.
La realtà è che, seppur si tratti di eccezioni, la paura che capiti ai nostri figli, di cadere nelle mani sbagliate, ci attanaglia il cuore.
Schiaffi, urla, improperi, parolacce, umiliazioni, punizioni, mortificazioni, non sono all’ordine del giorno, ma la cronaca svariate volte ce ne ha testimoniato l’esistenza.
Da ultimo, la cronaca ci ha parlato di Milano, dove ora alcune maestre sono state accusate di aver maltrattato i bimbi nel nido di via Guerzoni, tra il 2018 e il 2019, come testimoniato dalle telecamere di sorveglianza. Per strattoni, sculacciate, colpi in testa e insulti, dovranno risarcire le famiglie che, diciamocelo, avrebbero volentieri fatto a meno di un assegno di qualunque cifra.
Tornando a me, ricordo di un nido privato a pochissimi metri da casa mia. Un nido piccolo, onestamente non bellissimo, che mi sarebbe stato comodo per la distanza e anche per la gestione.
Sebbene il personale e la direttrice furono garbati, il contesto non mi fece una bellissima impressone. Mi sembrava poco più di un dormitorio per cui, non avendo un’impellente necessità, complici anche gli alti costi (se non ricordo male erano tra i 400 ed i 500 euro mensili), desistetti.
Qualche mese dopo, la cronaca milanese parlò di maltrattamenti di bambini presso un nido che portava lo stesso nome-brand di quello che avevo visitato e valutato per mia figlia. Si trattava di una diversa sede, ma immagino che la gestione (forse non il personale) fosse la stessa. Per curiosità, scesi e mi diressi verso il nido che avevo visitato. Serranda chiusa. Il nido non aprì mai più.
Purtroppo, per moltissime famiglie la scelta del nido non è una vera scelta
Se mamma e papà, già dai primissimi mesi dopo il parto, devono assicurare gli stessi orari lavorativi di quando non c’erano figli, non c’è una diversa opzione che affidarli ad altri. Può essere il nido, una tagesmutter, una baby sitter, in tutti casi sussiste la paura di fare valutazioni sbagliate.
Diverso è quando c’è qualcuno di famiglia che se ne possa occupare: dai nonni ad un’amica o ad un fratello, una sorella, che magari vanno ancora all’università e che potrebbero tamponare le ore nelle quali non ci siamo. Ma certamente per coprire un’intera giornata non rimane che un nido.
Purtroppo, sappiamo bene che sarà difficile leggere negli sguardi dei nostri interlocutori, che si tratti di maltrattatori di bambini, per cui non possiamo che affidarci al nostro intuito che può sbagliarsi, nel bene e nel male. Pensiamo anche a quante babysitter, nei parchi, sono con un cellulare in mano, mentre nostro figlio piccolo, si cimenta su uno scivolo. Per fortuna, la maggioranza sono persone amorevoli e che comunque svolgono con cura il proprio lavoro, ma sotto i nostri occhi c’è anche dell’altro.
La scuola (come gli estranei) è sempre un’incognita, ma quando i bambini sono in grado di reagire, di riportarci ciò che accade, di parlare in modo chiaro, inequivocabile, è un’altra storia.
Il contratto genitori-scuola
Tornando alla vicenda di Milano, sembra che le educatrici abbiano parlato di stress, come causa scatenante delle proprie reazioni. Ecco, è inutile negare che lo stress sia un fatto tangibile ed inevitabile quando si ha a che fare con bambini o anche con anziani o persone non autosufficienti, ma il più alto livello di stress non potrà mai giustificare una violenza. Mai.
Potrà essere la causa di una parola di troppo, sintomo che dovremo prenderci una pausa o che quel lavoro non fa per noi. Sarà, deve essere, motivo di allontanamento, ma non si potrà mai soprassedere. Il rischio di far del male non è nel contratto che si stipula tra genitori e scuola, o più generalmente tra chi affida e chi ha fatto della cura il proprio lavoro.
Tutti i lavori richiedono una dose di responsabilità. Tutti. Ma proprio tutti. Certamente alcuni con un peso diverso. Pensiamo anche ai medici, ai giudici, alle forze dell’ordine. Se ci si rende conto che la strada non è quella giusta, si deve cambiare. Non sarà facile. Ma se abbiamo una coscienza non ci rimane che scegliere di dirottarci verso altro, per non rischiare.
Come, dal lato nostro, non rimane che sperare di non dover scegliere di fretta qualsiasi soluzione, qualsiasi scuola sia a portata di mano o di portafogli.
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