14 gennaio 2025 –
L’anno nuovo porta con sé un cambiamento epocale per chi desidera diventare genitore: dal 1° gennaio 2025, la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) sarà finalmente inserita all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).
Questo significa che, in tutta Italia, i trattamenti di fecondazione omologa ed eterologa saranno garantiti dal Sistema Sanitario Nazionale, con un ticket che oscillerà tra i 100 e i 300 euro. Una vera e propria rivoluzione, considerando che finora i costi per un ciclo di PMA potevano superare i 5.000 euro.
La PMA diventa (quasi) alla portata di tutti: le novità dal 2025
La PMA è uno strumento fondamentale per migliaia di coppie che incontrano difficoltà a concepire naturalmente. Prima di questa riforma, molte famiglie erano costrette a rinunciare o a spostarsi in Regioni più “virtuose” — dove il servizio era già in parte rimborsato — oppure a recarsi all’estero, affrontando costi e disagi spesso insostenibili.
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L’inclusione nei LEA, inizialmente prevista per il 2024 e poi rinviata di un anno per ragioni burocratiche e di riorganizzazione delle risorse, rappresenta il passaggio cruciale che dovrebbe sancire l’uguaglianza di accesso alle cure in tutto il territorio nazionale. In altri termini, i trattamenti di PMA diventano un diritto per tutti i cittadini, indipendentemente dalla Regione di residenza o dalla disponibilità economica.
Come funziona il nuovo sistema di ticket
Dal punto di vista pratico, l’introduzione della PMA nei LEA comporta un costo più sostenibile per le coppie interessate. Invece di trovarsi di fronte a cifre che superano i 5.000 euro per singolo ciclo, le famiglie dovranno ora pagare un ticket compreso tra i 100 e i 300 euro, in base alla tipologia di trattamento:
- Fecondazione omologa (dove i gameti utilizzati provengono entrambi dalla coppia stessa).
- Fecondazione eterologa (resa legale in Italia nel 2014 e che prevede l’utilizzo di gameti esterni alla coppia).
Oltre alla PMA, entrano nei LEA anche altre prestazioni importanti, come la consulenza genetica, l’adroterapia e i trattamenti diagnostici per l’endometriosi. Questa decisione normativa si traduce in un’ulteriore garanzia di tutela della salute riproduttiva e in un ampliamento delle opzioni terapeutiche disponibili per i pazienti.
Chi può accedere e con quali limiti
La nuova disciplina stabilisce requisiti ben precisi per accedere ai trattamenti di PMA:
- L’età massima della donna è fissata a 46 anni.
- Ogni coppia ha diritto fino a un massimo di sei tentativi.
L’inserimento nei LEA impone alle Regioni di garantire l’erogazione di questi servizi. Inoltre, chi sceglie di spostarsi in una Regione diversa dalla propria per motivi di liste d’attesa o per la presenza di centri più avanzati, avrà comunque diritto al rimborso, annullando le disparità territoriali che finora penalizzavano molte coppie.
Le criticità: pochi centri pubblici e lunghe liste d’attesa
Nonostante la svolta, alcuni punti critici restano.
Tra i 190 centri di PMA attivi sul territorio italiano, solo 66 sono pubblici e 17 convenzionati: gli altri 107 sono privati. Ciò significa che, per soddisfare l’aumento di richieste previsto con l’introduzione del ticket, le Regioni dovranno necessariamente investire nella creazione di nuovi centri pubblici o stringere partnership più solide con le strutture private.
È verosimile che, all’inizio, si creeranno liste d’attesa importanti, ma la speranza è che l’obbligo di offrire la PMA come prestazione essenziale spinga a un potenziamento rapido ed efficace del servizio pubblico.
PMA: qualche dato
Da quando è stata introdotta la legge 40 che regolamenta la procreazione medicalmente assistita (nel 2004) sono nati più di 217mila bambini.
Con la crescita di questo settore, con gli investimenti e la ricerca, anche le tecniche hanno fatto notevoli passi in avanti: Il tasso di bambini nati vivi dalla PMA è passato dal 1,22% (nel 2005) al 4,25% (nel 2022) in rapporto alla popolazione generale. Anche il tasso di gravidanze in rapporto al numero di trasferimenti è passato dal 16,3% (nel 2005) al 32,9% (nel 2022).
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Tuttavia è anche vero che l’età in cui le donne accedono alla PMA è sempre più avanzata: dai 34 anni del 2005 ai 37 anni del 2022 (mentre, in Europa, nel 2019 l’età media era di 35 anni). Anche la percentuale di donne con più di 40 anni è aumentata notevolmente, passando dal 20,7% del 2005 al 33,9% del 2022 (a fronte di un 21,9% in Europa nel 2019). E se la mamma è over 40, un neonato su tre è frutto della procreazione assistita.
Questi dati evidenziano che, sebbene il ricorso alla fecondazione assistita sia sempre più diffuso, avviene tendenzialmente in età più avanzata, quando l’efficacia delle tecniche è purtroppo più bassa.
Più opportunità per le famiglie
I dati del 2022 parlano chiaro: grazie alla PMA, sono nati oltre 16.700 bambini (il 4,2% dei nati in Italia). Con la copertura da parte del Servizio Sanitario Nazionale, il numero di coppie che potrà accedere a queste terapie è destinato a crescere in modo significativo.
La ragione è semplice: se prima l’ostacolo maggiore era di tipo economico, ora le barriere si riducono sensibilmente, dando la possibilità a moltissime famiglie di realizzare il sogno di un figlio.
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