Avete mai sentito parlare della sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie?
Con questa definizione, abbreviata in AIWS e nota anche come sindrome di Todd (dallo psichiatra John Todd che ne parlò per la prima volta nel 1955), si intende una patologia caratterizzata da una percezione illusoria e distorta della realtà e di se stessi.
In pratica, chi soffre della sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie, ha la netta percezione (naturalmente illusoria) che il proprio corpo di stia ingrandendo a dismisura in un mondo circostante che diventa sempre più piccolo. E viceversa. Insomma, proprio quello che accade nel famoso romanzo di Lewis Carroll, quando Alice incontra il Bianconiglio.
Quando il disturbo diventa sindrome?
Questo disturbo neurologico che colpisce la percezione visiva, può essere permanente o passeggero. Se è sporadico, viene associato ad episodi quali emicrania, crisi epilettiche o uso di sostanze stupefacenti. Ma quando essa si manifesta in maniera sistematica e continuativa, si può parlare di vera e propria sindrome.
In questo caso, solitamente, le prime avvisaglie fanno la loro comparsa durante l’infanzia, in modo improvviso e senza cause apparenti, intorno agli 8 anni. Ecco allora che, senza una ragione apparente, i bambini potrebbero avere l’impressione che i loro piedi si rimpiccioliscano o che le braccia e le mani si allunghino mentre il resto del mondo diventa minuscolo.
I sintomi
Anche se non esistono molti studi in materia e la analisi scientifiche meritano ulteriori passi avanti, nel 2014, sulla rivista Pediatric Neurology è stato pubblicato uno studio specifico sulla Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie. E’ emerso che i sintomi più comuni sono di due tipi: micropsia (quando gli oggetti e le parti del corpo appaiono più piccole di come sono realmente) e telopsia (quando gli oggetti appaiono più lontani di quanto lo siano in realtà).
Al momento non esistono neppure delle cure specifiche. La buona notizia è che se la patologia compare nell’infanzia, ci sono buone possibilità di guarigione. Pare infatti che i bambini di solito mantengono i sintomi di questa sindrome sino a quando raggiungono l’adolescenza. Poi il problema si affievolisce e scompare.
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