Noi mamme sappiamo dare tanto, a volte tutto: ma siamo umane. E così ci capita di essere stanche, tristi, arrabbiate: o magari tutte queste cose insieme. Ma i figli hanno la forza di prenderci per mano e portarci in un posto speciale: io la chiamo la valle delle carezze.
È qui che abitano i bambini, che non conoscono riservatezza e distanze sociali: essi vivono il giorno, tra un gioco e l’altro, in attesa della nostra mano che gli accarezza i capelli, di un buffetto sulla guancia, del momento magico in cui rimboccheremo le coperte e daremo loro il bacio della buona notte.
Passeggiare nella valle delle carezze significa sedersi sul divano, la sera, con il figlio in braccio e lasciarlo giocare, mentre confronta il suo piccolo palmo con il nostro. Significa quasi ritrovare nei capelli sottili e che ci fanno solletico sotto al mento, il profumo del neonato che è stato. Il mondo ritrova la pace, con due braccine strette intorno al collo, ed una testina appoggiata al petto che si addormenta al ritmo del cuore.
La valle delle carezze è quel posto speciale, dove le ferite si curano con i baci e i litigi si stemperano in abbracci di famiglia, a cui tutti vogliono partecipare. Profuma di erba bagnata e muffin, di ciliegie e primavera.
La valle delle carezze è un po’ come il Natale: quando si cresce se ne perde la magia e diventa altro. Meno prezioso, meno segreto. A volte la smarriamo del tutto e ci chiudiamo in un guscio fatto strette di mano e finti baci sulle guance.
Fino a quando un giorno un pargolo ci arriva tra le braccia e piano piano iniziamo a ricordare com’era bello quel posto, quando da piccoli lo vivevano insieme ai nostri genitori. E come sarà di nuovo speciale, ora, grazie ai nostri figli.
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