Michael Vaughn, papà di Eleanor, una bella bimba di 14 mesi, ha denunciato su Tik Tok che, a suo parere, gli abiti per le bimbe, oltra a prediligere i glitter e i rosa, sono eccessivamente stretti e corti e mettono in risalto una sessualità che non riguarda ancora le piccole. Secondo il padre di Eleanor questo è soltanto l’inizio del percorso di sessualizzazione delle femmine.
La discussione, sempre sul medesimo social, è stata avviata da @ericasaysstuff che, nel momento in cui ha capito che l’ipersessualizzazione femminile inizia in giovane età, ha chiesto ai suoi follower di condividere con lei la loro esperienza in merito. La risposta che Michael Vaughn ha dato su Tik Tok è stata visualizzata oltre un milione e 200 mila volte. Inoltre è stata commentata 15 mila e 500 volte.
Abiti sessisti
L’uomo, nel video, mette in evidenza come siano i vestiti a promuovere un sistematico sessismo verso il genere femminile e di come abbia preso coscienza di ciò quando si è trovato per la prima volta ad acquistare abiti per la sua bambina. Michael aggiunge che pur sapendo che sarebbe stata una brutta esperienza non ne aveva intuito la portata. La discriminazione tra vestiti maschili e femminili è decisamente evidente.
Già a partire dalla taglia, dice Michael nel video sulla piattaforma, i vestiti per i ragazzi sono diversi da quelli per le ragazze. Questo malgrado il Centro statunitense per il controllo delle malattie sostenga che, secondo i dati di crescita, la differenza di dimensioni tra i due sessi sia minima, praticamente impercettibile. I vestiti femminili sono invece più stretti rispetto agli abiti maschili per ragazzi della medesima taglia.
Vestiti oggettivanti per le femmine
Le differenze non si fermano qui. I vestiti per il genere femminile, sono spesso realizzati con tessuti trasparenti e leggeri. Hanno maniche corte, vita più corta e scollature evidenti. I ragazzi, al contrario, vestono con abiti protettivi, resistenti, che ne sottolineano la forza e il potere secondo le regole dell’iconografia tradizionale. Tutto questo spinge le ragazze a sentirsi obbligate a mostrare i corpi e a pensare che l’oggettivazione sia un fatto normale.
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