L’abbraccio di una mamma è il luogo accogliente e perfetto dove cerca rifugio un bimbo appena nato. In un mondo pieno di sconosciuti e cose all’apparenza spaventose, quell’abbraccio lo calma all’istante, gli dà la forza di aprire gli occhi per scoprire il viso che ha solo immaginato.
L’abbraccio di una mamma, all’inizio, è una tela sottile, tessuta a fatica, dove amore, gioia e qualche lacrima s’intrecciano fino a rendere il tessuto più forte. È un universo fatto di cure minuziose, d’infinite carezze, di silenzi sospesi, quando il cucciolo si addormenta.
Ma è anche una giostra divertente, che fa girare, fa ballare e poi si calma per ninnare.
L’abbraccio di una mamma, quando il figlio cresce, è il porto sicuro dove tornare sempre. È il luogo che si lascia piano piano e con orgoglio, quando si inizia a camminare, ma che semplicemente c’è.
Le due braccia di una mamma sono “l’ospedale” che cura i malati e i feriti, nelle infinite notti passate coi bimbi ad aspettare che i denti smettano di far male, a spegnere la febbre di un’influenza, nei giorni impegnati a medicare cadute.
Questo abbraccio cresce con il figlio, nel tempo. E da piccolo e stretto si fa sempre più ampio, fino a quando le braccia ricadono lungo i fianchi, e figli sono pronti a volare. E noi che li abbracciamo da quando sono nati, a volte facciamo un po’ fatica a trovare la chiave che apre le porte del cuore, e a dire è ora di andare.
Ma gli abbracci non scompaiono: cambiano solo, come cambiamo noi, come cambiano i bambini. Ne avranno meno bisogno (forse), ma quando vorranno essere abbracciati, saremo lì.
E magari un giorno queste braccia si faranno di nuovo piccole e strette, pronte per accogliere il figlio di un figlio. E allora avremo imparato davvero tutto, sugli abbracci.
Ma questa è un’altra storia.
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