Non è certo una novità che l’Italia non sia un Paese per mamme e bambini, per questa volta lasciamo però perdere le carenze dei servizi destinati alla prima infanzia (criteri per accedere agli asili nidi comunali ed esorbitanti rette di quelli private) e diamo un’occhiata alla scuola dell’obbligo.
Gli orari che seguono gli istituti sono pressoché inconciliabili con quelli di due genitori che lavorano a tempo pieno: la scuola, se svolta su 5 giorni alla settimana, chiude i cancelli verso le 16 e, addirittura, alle 12.30 se segue un orario su sei giorni alla settimana.
Inutile dire che nell’ipotesi in cui mamma e papà lavorino, ci vuole qualcuno che segua il bambino fino a che non finisca anche la giornata lavorativa. Molte scuole si sono organizzate con il servizio doposcuola, ma non tutte. E laddove non è stato istituito, come si fa?
È la domanda che si sono posti i genitori del quartiere Selvana, in provincia di Treviso, che a fronte di una carenza delle istituzioni, hanno pensato di fondare una società e di assumere tramite questa le maestre che seguissero i bambini nel doposcuola.
Se la cosa può sembrare avveniristica, sarà curioso sapere che l’associazione Canguro Fanna è stata istituita nel 1994 e oggi conta sette maestre (non necessariamente qualificate, ma anche mamme e studentesse universitarie), di cui quattro assunte a tempo indeterminato.
A differenza di altre soluzioni presenti sul territorio che, principalmente, affidano la gestione di servizi a cooperative esterne, l’esperienza di Selvana è unica nel suo genere e apre un nuovo scenario, quello dei genitori-imprenditori.
Una via che stimola sicuramente una partecipazione più attiva nella scelta delle insegnanti e della tipologia di servizi necessari e che, in tempi di crisi, si pone come un modello alternativo a quelli più tradizionali: sono in molti a scommettere che il modello di Selvana potrebbe superare i confini di Treviso…
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