Diciamoci la verità, le feste di compleanno dei compagni di classe e degli amichetti dei nostri figli, quando organizzate nei week end, sono dei crimini contro l’umanità!
Quando arriva l’invito all’ennesima festicciola, che sia sulla chat dei genitori, sulla mail di classe o nel più classico formato cartaceo, con quel bel faccino sorridente dell’amichetta preferita di nostra figlia, che spadroneggia con accanto la scritta Buon Compleanno, le nostra dita fremono. I nostri pensieri si affollano e cominciano a pregare: “Fai che non sia di sabato, fai che non sia di domenica. Ti prego, dimmi che è un pomeriggio infrasettimanale, così ci mando qualcun altro”.
E, nel frattempo, prima di scoprire la data, il giorno, tutta la nostra vita ci passa davanti. I fine settimana degli ultimi sei mesi sacrificati in casa per l’ ennesime influenze, dal raffreddore allo streptococco, ai pidocchi, all’ossiuri, oppure occupati in una festa di compleanno, appunto.
Ci scorrono davanti frammenti di tutto quello che avevamo organizzato per questo fine settimana che si presentava apparentemente senza virus: la gita al mare, al lago, al fiume, in montagna, la visita agli amici che anche noi avevamo, un tempo. Semplicemente, il divano.
La festicciola che ti inguaia il week end
Con la fronte imperlata di sudore, lo scopriamo: il festeggiamento, l’ennesimo, sarà proprio sabato o domenica. Ed allora, lo giuriamo, questo crimine sarà punito duramente: anche noi, che non avevamo alcuna intenzione di fare anche quest’anno una festicciola di classe, per nostro figlio, avendogli promesso già una gita a Gardaland e simili, avrà un very cool party, di week end anche lui! Perché chi di spada ferisce di spada perisce, è una questione di orgoglio ma anche di voler inguaiare il fine settimana pure agli altri.
Le feste dei bambini, che ci fanno saltare tutti i piani più magici, diventano un cane che si morde la coda. Nessuno che prenda il coraggio a due mani e che spezzi questa catena di Sant’Antonio
Ormai non vorrebbe partecipare neanche il genitore più socievole del mondo come pure il bambino onnipresente. E per non perdere accoliti, ogni festa diventa un diciottesimo, se non un vero matrimonio. Si festeggia alla grande: così anche chi non ne può più (bimbo compreso, magari pure il festeggiato) non può rinunciarvi.
Se, all’inizio, siamo tutti partiti con piccole feste colorate, con Peppa Pig sulla torta, palloncini, bolle di sapone e, al più, una baby dance improvvisata, ormai, alcune feste, sono diventate l’incoronazione del Principe Carlo.
Tra inviti di con certo calibro, testimonial ed animatori introvabili, dai prezzi che un attore da Oscar ha preso sicuramente un cachet meno importante, a location dai prezzi che manco a voler affittare Hogwarts, e torte che Klimt non saprebbe manco lui come giustificarne quei prezzi.
Il compleanno festeggiato sullo stile de Il boss delle cerimonie
Per la festa di compleanno di nostro figlio/a, sia chiaro, tutte noi e tutti noi, vorremmo il massimo in termini di felicità, ma sappiamo anche che non sarebbe necessario celebrarla come la premiazione di un Nobel.
Eppure scatta qualcosa in noi, forse qualcosa che ha a che fare con lo status, come per il suv o il ponte di Ogni Santi a Dubai, o con la paura che non venga nessuno, al centesimo invito … così ci prende la mano. Di brutto.
Visite al museo, guidate da Sgarbi, per bambini della scuola materna. Beauty bar, per trasformare le nostre bambine (ed i pochi bambini costretti) in little miss America. Un pomeriggio nelle tende, stile glamping, che ti costerebbe meno una piazzola per il camper nel mese di Agosto. Un numero di invitati che tu pensi che tutta quella gente non ce l’hai amica manco su facebook. Insomma, si esagera.
Ed il massimo rimane l’intrattenitore: l’introvabile, vagamente bravo, e carissimo. Gente opzionata per i prossimi tre anni, che potrebbe liberarsi solo in caso di pandemia. Forse.
E mentre pensi a tutto questo, a quello che dovrai subire e che dovrai far subire per vendicarti, ma anche per dimostrare che pure il tuo bambino riceve l’affetto di mamma e papà, rimpiangi il passato.
Quelle feste in casa, di molti secoli fa: il ballo della spazzola e quello del qua-qua, la torta con la panna e la scritta Auguri con il cioccolato fondente, e con il liquore come bagna prepotente, e quei genitori che tutto avevano capito.
Mollavano i bambini sull’uscio di casa e li andavano a recuperare alle 18.00 con il motore acceso. Il tutto, rigorosamente, non durava più di due ore. Feste semplici, senza pretese. Con tuo figlio, il festeggiato, sicuramente contento. Con tuo figlio, l’invitato, ubriaco, a causa pan di spagna.
Il video della settimana