Non servivano statistiche e dati alla mano perché sotto gli occhi di tutti; ma stando a un’indagine Eurispes, i risultati si leggono nero su bianco.
Nel corso degli anni, come tutti gli aspetti della vita sociale, anche la famiglia ha subito molti mutamenti. Il modello tradizionale ha lasciato sempre più il poso a nuove tendenze.
In primo luogo, il matrimonio oggigiorno sembra essere stato superato dalla convivenza, che però in Italia non ha alcun tipo di riconoscimento legale e, quindi, tutela, sia per i coniugi che per i figli. Inoltre, crescono sempre di più: le famiglie unipersonali in cui uomini e donne scelgono consapevolmente di restare sigle; le famiglie monogenitoriali; le coppie senza figli; le famiglie con figli trentenni ancora sotto lo stesso tetto dei genitori. Quest’ultimo, in particolare, è un primato che l’Italia detiene in tutta Europa.
E mentre cambiano le prospettive con cui ci si approccia ai modelli famigliari, il ruolo della donna, anche in una società moderna e sempre più polivalente, sembra essere ancora problematico. Se, infatti, da un lato, anche le donne tendono a volersi realizzare a livello professionale, con un cammino di crescita personale, dall’altro sembra che tale aspirazione venga penalizzata dal loro essere mamme e donne di famiglia. Non solo penalizzante, ma, in molti più casi di quanto si possa pensare, la maternità è ancora discriminante nell’ambiente lavorativo.
Un ulteriore dato che emerge dall’indagine Eurispes è che quasi il 10% delle coppie sopra i trent’anni scelgono di non avere figli e, anche chi opta per una famiglia “non a due” (il 72,4%), lo fa a un’età sempre più elevata. Inoltre, nel corso di un trentennio si è passati dal numero medio di 2,42 figlio per famiglia nel 1970 a 1,2 nel 1999.
I matrimoni resistono soprattutto al Sud, mentre, purtroppo, cresce la percentuale delle separazioni, molto spesso volute dalla moglie.
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