Da mamme, ci capita di trascorrere un bel po’ di tempo fra gli scaffali dei giocattoli, alla ricerca del prodotto tanto desiderato dai nostri piccoli o di un regalo originale per l’amichetto del cuore: il più delle volte, travolte da un turbinio di colori e brillantini, di effetti speciali e di musichette inaspettate, passiamo distrattamente, cercando di concludere quanto più velocemente la nostra missione.
Per i bambini, certo, le cose vanno diversamente: i toy stores sono il loro Eden, un piccolo mondo pieno di tutto quello che vogliono. O forse così pensano le grandi del settore che propongono i loro prodotti nella convinzione di soddisfare le esigenze e le aspettative di ogni bambino.
Come ben sappiamo, invece, spesso i piccoli hanno visioni del mondo ben diverse da quelle convenzionali e da quelle che noi adulti ci immaginiamo: alle bambine piace giocare con le macchinine, mentre i maschietti non disdegnano di mettersi a parlare con peluche e bambole.
Se i più si accontentano di adeguarsi, adattando i giocattoli alle loro esigenze, così non è stato per Carlotte Benjamin, una bambina di 7 anni che, stufa di vedere i personaggi femminili nei contest LEGO relegati in cucina o al più in spiaggia, voleva vederli partecipare alle fantastiche avventure dei protagonisti maschili, impegnati nel lavoro, nelle scoperte e in nobili missioni.
Presa carta e penna, la bambina ha scritto alla LEGO per chiedere personaggi un po’ meno stereotipati; la grande industria danese non ha perso tempo e le ha risposto che erano in produzione dei personaggi femminili, come dire, più intraprendenti.
Detto fatto e, pochi giorni fa, in meno di sei mesi dalla lettera di Carlotte, sono arrivate sul mercato le piccole scienziate LEGO impegnate nei laboratori di chimica, negli osservatori astronomici e sui siti archeologici: una grande soddisfazione per la piccola Carlotte e un bel balzo in avanti per la società verso un’industria del giocattolo sempre più svincolata dalle divisioni di genere.
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