L’avrete sperimentata, in un senso o in un altro, quell’intolleranza verso i vicini di casa rumorosi, particolarmente acuita in caso di bambini. Potremo essere noi quelli a cui dava fastidio il rumore dei passettini dei bambini del piano di sopra, oppure potremmo essere quelli ai quali sia stato contestato tutto, anche suoni mai emessi, proprio con la scusa che i bambini disturbano.
Vivere in un condomino, se non particolarmente moderno quindi non insonorizzato, non è facile. Più è grande il condominio e più sarà difficile anche conoscersi bene (ergo, comprendersi) e più sarà eterogeno il tipo di inquilini – dagli studenti, alle giovani coppie, a quelle più anziane, alle famiglie con bambini- maggiori e frequenti saranno le problematiche quotidiane.
Per questo non si può ignorare che un minimo di tolleranza potrà garantirci maggiore possibilità di quieto vivere, esporci meno a liti ma anche a vere e proprie beghe legali. Non vuol dire che bisogna accettare di tutto – dai bambini che giochino in casa a calcio o agli studenti che ascoltino la musica alta sino alle 3 del mattino- ma che essere ragionevoli e di buon senso è l’unico modo per vivere bene in un condominio.
Ancor di più quando siamo consapevoli che alcuni dei condomini che abitiamo sono vecchi, con pareti e pavimenti di cartapesta, dai quali è difficile che non trapeli il suono della tv del vicino, i passettini della sera. In quelle circostanze, provare fastidio è umano e comprensibile, ma non si può attribuire alcuna responsabilità ad un altro, solo perché abita sopra di noi o accanto a noi.
Perché ai bambini, a volte, non si perdona neanche di esserci
Quando ci sono di mezzo i bambini, complice probabilmente anche il fatto che se ne facciano sempre meno, per cui sempre meno si comprendano alcune dinamiche, tutto diventa ancora più difficile. O sono in automatico tutti angeli con le ali ai piedi, incapaci di emettere suoni, figurarsi di disturbare, o tutti folli, pazzi, cattivi, maleducati a prescindere, per il solo fatto di esistere.
La ragionevolezza, quando si tratta di tollerare piedini di bambini che camminano per casa, anche ad orari consentiti, a volte, sparisce. Se possiamo trovare una giustificazione alla vicina che fa rumore perché, dovendosi alzare presto per andare al lavoro, alza le tapparelle all’alba, tira lo sciacquone mille volte, si mette le scarpe e ci cammina in casa un bel po’ prima di uscire, non possiamo tollerare il rumore di un bambino che gioca il pomeriggio.
Non può andare fuori a giocare? Non può andare al nido? Non può mettersi a fare i puzzle al posto delle costruzioni? Non se lo possono comprare un tappetto grande quanto tutto il pavimento? Non può andare lui a casa dell’amico anziché il contrario? E così via.
Una volta, ho letto di una ragazza che si lamentava dei dei bambini perché fanno cadere gli oggetti a terra. Un genio del male, per usare un eufemismo: per prima cosa, se non fossero ammessi nei condomini le persone che fanno cadere oggetti, ci sarebbero parecchi appartamenti vuoti; secondo, è ovvio che non c’è né cattiva educazione, né dolo, né menefreghismo nel far cadere un bicchiere per terra; infine, ci sta anche che, nella primissima fase dell’infanzia, questo faccia parte del percorso da affrontare, come imparare a camminare, a parlare e così via. Che si fa a questo punto? Li leghiamo i bambini?
I genitori? Non sanno educare i propri figli
Dietro i bambini, quelli che vengono considerati terribili per il solo fatto di emettere rumori quando gattonano, giocano con i lego, fanno torri con i legnetti o invitano amici a casa, tutto in orari nei quali il condominio consente queste attività, c’è sempre lo spettro del genitore incapace di insegnare, rimproverare, prendere posizione.
Per alcuni dovremmo legare i bambini (molto piccoli) quando capita che battano i piedi (scalzi), neanche per dieci secondi, perché arrabbiati o offesi.
Tolleriamo, nei condomini, il comportamento villano del vicino che, per base per altezza, sappiamo l’avrebbe vinta; quella dell’avvocato, del medico che non esorta i propri clienti e pazienti ad una migliore attenzione degli spazi comuni, perché potrebbero tornarci utile; ma alla coppia mite con uno o più bimbi in età prescolare, non permettiamo neanche di fiatare. Battiamo con la scopa sul soffitto, come nelle peggio serie americane ambientate in contesti poveri e disagiati, o mandiamo a raffica lettere di lamentatela. Certo, sono solo esempi, ma anche fatti concreti.
L’intollerenza è verso le famiglie non verso i (loro) rumori
L’intolleranza dei vicini di casa, quando si hanno bambini piccoli è un dato di fatto, che nulla ha a che fare con quei comportamenti davvero condannabili, e legalmente perseguibili, sanzionabili, ai quali giustamente non dobbiamo sottostare (o permettere) solo perché ci sono bambini in casa.
L’intolleranza dei vicini di casa, quando si hanno bambini piccoli, ha a che fare con un certo modo di concepire i bambini: qualcosa di inutile, di sbagliato, che se ne fanno anche troppi al mondo. E visto che si fanno, che almeno li si educhi al silenzio perenne. Ma ha anche a che fare con un modo di vedere i genitori: sbagliati, sempre e comunque.
E, contro ogni previsione, a maneggiare quella scopa, non c’è la vecchina sola, ma anche un altro genitore, con figli ormai grandi (o solo più grandi dei nostri) o una coppia ignara che anch’essa sarà bersaglio di angherie, non appena avrà figli. Ma, ovviamente, non avrà ricordo di quanto sia stata ingiusta ed intollerante in un passato non troppo lontano.
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